Se con il fallimento societario della scorsa estate si è toccato il punto più basso della storia recente della Siena calcistica, paradossalmente, è ancor più “buio” il momento che ha attraversato la squadra bianconera nell’ultimo mese e mezzo nel campionato di Serie D.
La separazione di inizio gennaio con Alberto Gilardino ha portato con se strascichi più pesanti di quanto ci si potesse aspettare, dentro e fuori dal campo. In quasi un mese senza il tecnico biellese sono arrivati due anonimi pareggi per 0-0 e ben quattro sconfitte, comprese quelle nei derby senesi contro Badesse Lornano e Sinalunghese, due piccole ma apprezzabilissime realtà, divenute “grandi” dopo essersi regalato un pomeriggio storico, uno di quelli da raccontare e tramandare ai posteri.
Il susseguirsi di allenatori, dal duo Argilli-Voria a Pahars e Gazzaev, non ha fatto altro che destabilizzare del tutto una squadra che, fisiologicamente, ha risentito di una situazione generale tutt’altro che stabile e serena.
E’ chiaro come non abbia pagato la scelta di fare a meno di un allenatore che aveva trovato la quadra, nonostante le tante difficoltà legate alla pandemia; una scelta figlia di un rapporto umano logoro più che di una insoddisfazione rispetto alle prestazioni di una squadra che era lì, ad un passo dalla vetta.
Oggi, il Siena è l’ombra di se stesso, orfano di quel gruppo che con Gilardino al timone aveva creato una sintonia totale nel rettangolo di gioco e ancor più nel chiuso dello spogliatoio bianconero. La compagine senese è collocata al 10.mo posto della classifica del Girone E, addirittura a dieci punti di distanza dalla capolista Cannara e con solo un punto di margine sull’attuale zona Play-Out. Cinque successi in quindici gare sono un bottino troppo esiguo, ma c’è da capire fino a che punto certe statistiche siano dovute ai limiti che possa avere l’organico e in che misura, invece, siano scaturite dalla mancanza di equilibrio (e non solo) espressi dal contesto organizzativo e dirigenziale.
Nel frattempo le altre squadre corrono e scappano via in classifica, e dal mercato sarà difficile assicurarsi dei prospetti che possano davvero far fare un salto di qualità al gruppo, ammesso che sia questa la chiave per svoltare. Di sicuro c’è che bisognerà ritrovare una minima parvenza di lucidità a livello mentale, quella lucidità che nel pomeriggio di ieri era talmente ridotta da portare il Siena a scendere in campo nei minuti finali senza neppure un classe 2001. La prova plastica di quanta confusione ci sia in questo momento, anche nella testa di chi è chiamato ad effettuare le sostituzioni e ad occuparsi di tutto ciò che ruota nell’ambito della gestione tecnica e regolamentare della squadra. Probabilmente la Sinalunghese non inoltrerà preannuncio di reclamo, preferendo mettere a referto il 2-1 maturato sul campo invece del 3-0 a tavolino che, inevitabilmente, arriverebbe nel caso in cui si facesse ricorso per l’errore tecnico commesso dal Siena.
Al rientro da Sinalunga il pullman che trasportava i tesserati bianconeri è stato “accolto” dai sostenitori senesi all’esterno dello Stadio “Franchi”. All’arrivo in sede del gruppo è scattata la dura contestazione da parte del tifo organizzato, con gli ultras che, civilmente, hanno cercato dei chiarimenti, esprimendo la propria legittima rabbia e la frustrazione generata dai risultati a dir poco “deludenti” concretizzati nelle ultime settimane. La Polizia del locale Commissariato si è presentata sul posto per garantire l’ordine pubblico ma non si sono affatto registrate scene che andassero oltre le righe.
All’ingresso della Curva Gasparri, inoltre, è spuntato uno striscione contro la Società, un lungo drappo con su scritto: “Armeni fuori! Chi li ha scelti intervenga!”. Un modo per chiamare in causa, tra le righe, l’Avvocato Luigi De Mossi, Sindaco del capoluogo della Val D’Orcia.
L’aria è comprensibilmente tesa e ciò che sorprende più di tutto è l’apparente “tranquillità” palesata negli ultimi tempi dall’asset societario, forse non pienamente consapevole di quanto sia grave la situazione generale nella quale versi il Siena e ancor meno cosciente che, ad oggi, la Serie C sia solo un miraggio e che la permanenza in Quarta Serie potrebbe essere più lunga e difficoltosa di quanto si sia immaginato ad inizio stagione.
Quello di D è un campionato tanto affascinante quanto infido e terribile da affrontare, specie se si ha l’ambizione di salire di categoria. La conoscenza, la competenza e l’equilibrio gestionale sono le prerogative basilari per poter lottare al vertice del rispettivo raggruppamento, prim’ancora dei valori tecnico-tattici. Pensare di vincere affidandosi a chi non conosce affatto le insidie e le peculiarità di questa Serie è di fatto l’errore più grande che si possa commettere. Di positivo, probabilmente, c’è che il tempo per capire, per porre rimedio e per calarsi davvero nella mentalità di questa categoria, c’è ancora.
Arrivati a questo punto restano due alternative: svoltare per rinascere o precipitare del tutto. Quale delle due sceglierà di adottare questo Siena?