Il 74% delle società ha dato il proprio consenso per la prosecuzione del campionato. Era solo martedi e stavamo per stoppare ogni polemica. Tutti compatti verso la fine del campionato, con le difficoltà del caso, ma consapevoli che bisognava fare uno sforzo per non gettare al vento una stagione. E non c’è solo l’aspetto prettamente sportivo di mezzo, anzi, forse è anche il meno rilevante. Ci sono padri, ci sono giovani che approfittano della Serie D per lanciarsi nel calcio che conta, ci sono città, paesi o anche singoli quartieri che vivono per quell’impegno domenicale. E poi ci sono le società, che senza incassi e, di conseguenza, senza sponsor, perdono il 90% degli introiti. C’è chi comunque è in grado di portare avanti la stagione, seppur con difficoltà e ridimensionando i propri obiettivi, c’è chi ci ha messo la faccia votando “no” alla proposta della Lega Nazionale Dilettanti, e c’è chi si è nascosto dietro un “si” di facciata, oltre a chi ha deciso di non votare nemmeno. Ma questo è un altro discorso.
La sensazione, al cospetto di quasi 50 partite rinviate (dopo le 40 della passata settimana), è che non tutti hanno la voglia di portare al termine la stagione. E alla base, ovviamente, ci sono ragioni economiche. Stadi chiusi, di conseguenza zero incassi, con molte società che impostano la stagione considerando anche (e per alcuni soprattutto) l’incasso della domenica. Che poi è legato agli sponsor. Imprenditori, aziende, piccoli commercianti, in ogni parte d’Italia, offrono un contributo con l’obiettivo di ricevere in cambio la giusta visibilità, altri lo fanno per ragioni fiscali, altri ancora semplicemente perché, da tifosi e appassionati, vogliono offrire il proprio contributo. Tutti aspetti che vengono meno se gli stadi sono vuoti, se non con la singola presenza di chi di quegli sponsor ne usufruisce.
E per questo torniamo al punto di partenza: la sensazione che non tutti vogliono proseguire. E in questo caso entriamo nel merito, tirando in mezzo LND e Governo, che hanno delle oggettive responsabilità. Abbiamo già superato quota 100. No, la pensione non c’entra. Il riferimento è al numero di partite già rinviate nel corso di questo campionato. Sette turni nei gironi A e C, sei in tutti gli altri. Arrivare a trentotto nei primi due casi, trentaquattro negli altri, sarà praticamente impossibile. I contagi aumentano, le misure dello Stato diventano via via più drastiche e presto toccheranno la Serie D, dopo aver azzerato le categorie inferiori, dall’Eccellenza alla Terza Categoria. Ma le decisioni finali non possono e non devono mascherare ciò che oggi non va. Più volte su questo portale, abbiamo analizzato le varie situazioni, complimentandoci con gli organi competenti per ogni decisione saggia, criticando ogni inesattezza. Ce lo impone la nostra serietà e la nostra credibilità, sempre con educazione e rispetto. Lo stesso rispetto che la Lega deve pretendere da tutti, ma in primis da se stessa. Quello che riguarda il mondo dilettantistico è un protocollo inefficace, che offre un supporto alle società serie, ma consente a tutti gli altri di fare ciò che vogliono. Ci spieghiamo subito. Su 48 gare rinviate, quante sono per una positività riscontrata? Ve lo diciamo noi: meno della metà. Il resto è per “cause di forza maggiore”, ovvero per un “probabile” caso di positività in attesa di ufficialità. Che in molti casi non arriva, in altri viene smentita, in altri purtroppo confermata. E l’attuale protocollo consente alle società di chiedere il rinvio di una partita in ognuno dei casi in precedenza. Cosa ci permettiamo di consigliare alla Lega? Di essere più rigida, nel proprio rispetto. La priorità è la salute di tutti, e su questo non esistono dubbi e interpretazioni. Ma servono controlli, non soltanto medici, più frequenti verso quelle società spesso protagoniste di “falsi allarmi”. Chiaro anche – e qui l’appello va al Governo – che le società di serie D non possono pagare a proprie spese tamponi frequenti come avviene in serie A, ma nel periodo delle agevolazioni non ci si dimentichi dello sport e, in questo caso, dei dilettanti.
Basterebbe poco, innanzitutto chiarezza…da parte di tutti.
Con la speranza di poter parlare solo di calcio giocato.