Il giorno dopo la pubblicazione dei gironi che andranno a comporre la nuova Serie D 2020-21, non accennano a placarsi le polemiche di alcune squadre rimaste legittimamente scontente da quanto deciso dalla Lega. Abbiamo parlato a lungo di Lanusei e Torres che, già nella giornata di ieri, denunciavano criticità nell’organizzazione delle trasferte della prossima stagione, visto il gran numero di squadre campane inserite nel girone G, tradizionalmente considerato come sardo-laziale. Nella giornata di oggi, alle riflessioni dei due presidenti delle società appena citate, si aggiugnono anche quelle di Roberto Fresu, patron del Sassari Latte Dolce, che, in una nota inviata in esclusiva alla nostra redazione, spiega in maniera dura ma altrettanto puntuale il perché la situazione per gli isolani è e potrebbe diventare insostenibile, dal punto di vista logistico e non solo.
“Non è un girone facile” – ha affermato Fresu – “e non lo è sotto tanti punti di vista. Al di là della questione sportiva, il tema cruciale è quello della logistica e dei trasporti, problematiche aggravate ancora di più dal momento emergenziale e dai protocolli da seguire nel rispetto delle norme e per la sicurezza di tutti i tesserati. Una situazione assurda. Le squadre sarde sono tutte penalizzate dall’inserimento delle squadre campane nel girone G: ripeto che non è una questione sportiva, ma un fatto logistico e di opportunità. In tal senso avevamo presentato istanze esplicite alla Lega. Voli, orari e distanze complicano notevolmente le trasferte in Campania, anche a parti invertite ovviamente. Ma se per loro è comunque possibile giocare in Sardegna e far ritorno sulla penisola nel post gara grazie ad orari di volo accettabili, per chi come noi deve rientrare sull’Isola c’è il problema inverso con l’aggravante che le trasferte dureranno tre giorni. Senza contare che, in una situazione ancora a molto calda in prospettiva Covid, far transitare la squadra attraverso più regioni – senza poter fare soste in autogrill ad esempio – aumenta esponenzialmente i rischi di contagio. Per questo auspicavamo che, almeno in questa stagione, gli spostamenti fossero concentrati in un’unica regione. C’erano ad esempio tutte le possibilità di comporre un girone sardo-laziale. Oppure, come avevano richiesto le società sarde, di essere inserite in un girone lombardo, che a livello di logistica e trasporti avrebbe risolto molti problemi e ci avrebbe agevolato anche dal punto di vista dei protocolli, perché la situazione sarebbe stata più semplice da controllare. Ma come spesso accade le istanze non vengono prese in considerazione, siamo considerati animali da circo e ciò è anche figlio della scarsa considerazione che la Lega regionale ha a livello federale dovuta anche al fatto che i numeri delle squadre sarde sono purtroppo inferiori rispetto ad altre regioni. Tante le incognite, che pesano su chi ha fatto investimenti importanti. Ce la giocheremo, come abbiamo sempre fatto, affrontando questa stagione con la speranza che, a livello sanitario, non succeda niente: in caso contrario i danni sarebbero davvero ingenti e qualcuno dovrà assumersi le sue responsabilità.”