A breve avrà inizio il campionato di Serie D per la stagione 2020/2021, ma ci sono tanti allenatori ancora senza squadra in attesa di una proposta seria, tra questi figura Giovanni Langella, giovane allenatore nocerino, che quest’estate si è cimentato in una nuova avventura con l’ AIC Equipe Campania, aderendo al ritiro per calciatori in attesa di contratto, organizzato da Antonio Trovato, referente per l’Italia meridionale dell’AssoCalciatori. Langella, conosciuto dalla piazza come vice di Favarin, ha vinto il campionato di Serie D con Fidelis Andria e Venezia e ha collezionato importanti esperienze tra i Professionisti con Pisa, Gavorrano e Lucchese.
In attesa del fischio d’inizio di questa tanto aspettata annata calcistica, queste le impressioni del tecnico ai nastri di partenza: “Sarà un anno particolare da seguire con grande interesse considerando i tanti mesi di inattività dei calciatori”.
In Serie D, tra i raggruppamenti meridionali G, H e I, quale girone presenta valori tecnici più elevati?
“Senza alcun dubbio il girone H non è un girone come gli altri per vari motivi; basta guardare le squadre blasonate che ne fanno parte, Taranto, Casarano, Fidelis Andria, Brindisi e Nocerina, tanto per citarne qualcuna. Penso che la lotta per andare in Lega Pro veda diverse squadre favorite, una su tutte il Casarano allenato da un allenatore di grande spessore come Vincenzo Feola; ma attenti a Taranto e come sempre alla solita sorpresa che potrebbe essere Brindisi o la stessa Fidelis”.
Da ex Nocerina, un flash sulle operazioni di mercato dei molossi.
“La mia città sicuramente non attraversa il suo miglior momento storico ultracentenario, a causa di varie vicissitudini. Gli ultimi acquisti hanno sicuramente tranquillizzato un pochino la tifoseria, che sappiamo quanto sia esigente e calorosa. Spero possa disputare un ottimo campionato secondo i programmi che si sono imposti”.
Quest’anno non è stato possibile rinnovare il rapporto di collaborazione tecnica con Giancarlo Favarin, cosa aggiungi a riguardo?
“Non ti nascondo che per me è tutto molto strano, considerando il grande rapporto e la grande sintonia che ho con mister Favarin. Ma il calcio è anche questo e io non posso che ringraziare un grande Maestro come Favarin per tutto ciò che mi ha trasmesso sotto l’aspetto professionale e umano. Ci siamo tolti grandi soddisfazioni, ultima la grande impresa con la Lucchese, salvi ai play out con il Bisceglie nonostante i 23 punti di penalizzazione dovuti alla disastrata gestione societaria. In questi anni ho imparato cosa vuol dire fare l’allenatore. Da ex calciatore voglio ricordare a tanti che è completamente diverso passare dal calcio giocato a quello da allenare. C’è tanto studio, tanto lavoro dietro alla preparazione di una gara o di un semplice allenamento”.
Cultura del lavoro, professionalità dentro e fuori dal campo, ma anche un concetto fondamentale nel tuo “credo” da tecnico: l’importanza di uno staff collaudato, con unità di intenti tra i collaboratori coi quali basta uno sguardo per capirsi.
“Voglio sottolineare che per un allenatore lo staff è importante e fondamentale per poter ottenere dei risultati. Quello che molte società non vogliono capire, pensando che figure come il secondo o come il preparatore atletico o meglio ancora il preparatore dei portieri non siano importanti per conseguire un risultato. Preferisco personalmente un calciatore in meno nella rosa piuttosto che la possibilità di privarmi di un collaboratore; questo è quello che ho imparato e approvato in questi anni”.
In attesa della giusta chiamata, l’impegno con l’Equipe Campania quest’estate può rappresentare un buon trampolino non solo per i calciatori, ma anche per gli allenatori.
“Penso proprio di sì. Qui si lavora come una squadra a tutti gli effetti. C’è uno staff di grande professionalità che ringrazio di vero cuore, un’organizzazione come nelle migliori società, un grande responsabile che è Antonio Trovato. La speranza ora è quella di trovare l’occasione giusta per mettere in campo il mio valore umano e tecnico, consapevole che anche da solo sarò in grado di rivivere le emozioni che solo il calcio mi ha sempre dato nella mia vita”.