Nel corso della trasmissione Tifo Web di “Giornalerossoblù.it”, l’attaccante del Taranto Giuseppe Genchi rivela: “Con Ragno avrei segnato molto di più. Non è una questione di bravura, perché entrambi gli allenatori hanno delle qualità, ma con Ragno venivo impiegato nel mio ruolo naturale, in attacco. Quando è andato via le cose sono cambiate, mi è stato chiesto altro: da professionista sono stato costretto ad adeguarmi alle nuove direttive, ma la gente non può pensare che possa fare gol giocando in un ruolo che non è il mio. Il bravo allenatore si vede soprattutto quando riesce a tirare fuori il meglio da ogni calciatore. Evidentemente, il modulo tattico di Ragno esaltava le mie caratteristiche, con Panarelli mi sono sacrificato. Credo di non essere stato il solo, e quando snaturi troppo una squadra, a risentirne è la qualità. Lo spogliatoio è sacro. Immaginate che all’interno di quelle quattro mura ci sia una piantina: se ogni giorno si alimenta sopravvive, ma se al posto dell’acqua ci metti del veleno appassisce e muore. In uno spogliatoio ci vuole rispetto per il gruppo, non bisogna nascondersi parlando all’orecchio. Tutte queste cose avvelenano l’ambiente. Cosa è successo? Non lo dirò mai, ripeto: lo spogliatoio è sacro. Purtroppo, sono state fatte delle scelte a cui non si è più potuto porre rimedio. Un esempio? Il mercato. Sono andati via diversi calciatori di qualità, ma non tutti sono stati rimpiazzati: la qualità c’era, ma numericamente eravamo pochi.
E sul futuro: “Pagni? Non lo conosco personalmente, però ha vinto tanto. Non so se arriverà, ma è certo che resterò solo se funzionale al progetto. In caso contrario, andrò via perché non voglio essere di peso a nessuno”.