In questo inverosimile momento storico, in cui è stato dichiarato il de profundis del calcio dilettantistico e dove molti club sono pronti a vivere un’estate di corsi e controricorsi, l’esempio migliore arriva da Verbania, per bocca del presidente della squadra di calcio cittadina, una delle tante ad essere stata dichiarata retrocessa dalle sentenze della LND: “Mettersi a protestare in questo momento serve più a nascondere le proprie responsabilità, delle quali, invece, soprattutto a livello dirigenziale, bisogna prendere coscienza […]. Il fatto di accettare queste decisioni in qualche modo significa anche non accodarsi ad una cultura del lamento che è tipica italiana. Bisogna imparare a non lamentarsi perché quando le cose vanno male la strada da seguire è quella di rimboccarsi le maniche per ripartire.” Parole e musica di Andrea Fortis, numero uno del Verbania Calcio: semplici, chiare, coincise, che stonano con quanto abbiamo letto in questi giorni. Il numero uno del club piemontese, pur rammaricandosi della scelta della Lega Nazionale Dilettanti (QUI IL COMUNICATO COMPLETO), ha voluto mandare un messaggio preciso e nemmeno troppo velato a tutti quei club momentaneamente retrocessi che hanno aderito all’ormai famoso gruppo Salviamoci.
Già, la cultura del lamento: il leitmotiv che da sempre contraddistingue il calcio italiano. Scaricare su altre entità le responsabilità dei propri fallimenti stagionali. Un giochino stucchevole e logorante, che non apporta alcun beneficio al sistema calcio, un mondo che si è sempre detto di voler cambiare perché ormai marcio e saturo di personaggi loschi. Doverosa precisazione: capiamo perfettamente la frustrazione dei presidenti che sono arrivati a ridosso del quintultimo posto, con ancora davanti un’infinità di match point. Capiamo meno, invece, quelli che gridano allo scandalo dopo che le loro squadre hanno condotto un torneo disastroso dalla prima all’ultima giornata; gente che ha sputato veleno sulla propria rosa e sui suoi tifosi tutto l’anno e ora rinfaccia l’incoerenza ai piani alti della LND: siamo alla frutta. Troppo facile così. Se si vuole davvero riformare il sistema, che si cominci a farlo deflagrando immediatamente la cultura dell’alibi; otto o undici partite erano ancora molte, è vero, ma nei sei mesi precedenti cosa hai fatto per evitare che ciò accadesse? Nell’attesa che il prossimo 3 giugno (o chissà quando) venga messa una definitiva pietra tombale su questa stagione e con i essa emanati gli ultimi conclusivi verdetti, una cosa ci auguriamo che facciano ora i presidenti: accettare, seppure a malincuore, i verdetti e prepararsi ad una pronta risalita. Meno lamentele, più Fortis: perché il calcio di oggi ha bisogno di presidenti così.