Interessante intervista quella rilasciata dal difensore del Latte Dolce Sassari Simone Patacchiola ai microfoni dei colleghi di Centotrentuno.com riguardo a questo periodo di inattività per effetto della diffusione anche nel nostro paese del coronavirus:
“Quella che stiamo vivendo è una situazione nuova per tutti, ed è è una brutta situazione. Una di quelle in cui nessuno di noi si sarebbe mai voluto trovare dal punto di vista umano, lavorativo, del rischio sanitario, degli affetti e dei rapporti interpersonali. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Eppure in questo momento così complesso a me e mia moglie Fabiana è capitata la cosa più bella del mondo: la nascita di nostro figlio Chris. È stato come aver cancellato quanto accaduto negli ultimi mesi in un solo giorno, siamo felicissimi posto che speriamo di tornare alla normalità il prima possibile. Quando Chris crescerà gli racconterò di questo strano anno, di ciò che è stato e gli dirò che con il suo arrivo ha portato nella nostra famiglia gioia e amore. Ma sopratutto, dopo questa esperienza così assurda, proverò a insegnargli il vero valore delle cose, a insegnargli che bisogna essere forti e non ci si deve mai arrendere alle prime difficoltà. L’augurio che faccio a lui e a me stesso? Spero di essere per un ottimo papà, come lo è mio padre con me. In tutto ciò devo ringraziare proprio mia Fabiana, che mi ha dovuto sopportare dentro casa h24. La mia giornata tipo? Prima o dopo l’arrivo di Chris? Partiamo dal prima: allenamenti a casa preparati dal nostro prof in collaborazione con lo staff, serie tv e film. Dopo: vi lascio immaginare, salto i particolari – ride -. La mia vita è cambiata, ovviamente in bene, dato che mi alleno e contemporaneamente mi prendo cura di mio figlio e aiuto mia moglie a casa, aspettando di riprendere lavoro e vita quotidiana. Sono sempre in contatto con i miei compagni di squadra, con il mister e con la società. Sfruttiamo le opportunità legate ai mezzi di comunicazione a distanza, lo faccio anche con la mia famiglia: ero abituato a vederli poco per via del fatto che gioco in Sardegna e loro vivono sul continente, ma ci sentiamo e vediamo tutti giorni. Grazie a loro e anche grazie ai miei suoceri le giornate sono meno pesanti. Era doveroso proteggere la nostra comunità, e i nostri cari. Abbiamo dovuto sacrificare parte del nostro vivere. A me manca proprio la quotidianità, mi manca uscire e essere libero, mi manca abbracciare un amico e salutare le persone. E poi il calcio: mi manca lo spogliatoio e mi mancano gli allenamenti, mi manca preparare la partita la domenica, mi manca la competizione, le botte, i litigi con l’avversario, mi manca tutto tanto e spero, anche dal punto sportivo, tutto questo finisca il prima possibile. Come mi alleno? Non tutti hanno la possibilità di allenarsi in spazi grandi, ma si può comunque ottimizzare aumentando le ripetizioni e lavorando sulla creatività per gli esercizi: io ad esempio per fare fiato ho provato a riempire una bacinella d’acqua e andare in apnea – ride – scherzo, ovviamente. Con la squadra e la società ci siamo detti che bisogna aspettare la decisione della Federazione, non sappiamo cosa sarà, è una cosa nuova per noi giocatori, per gli allenatori e per i dirigenti. Attendiamo sviluppi, la società è presente siamo spesso in contatto. Aspettiamo di sapere se il gioco si prosegue o si ferma qui per questa stagione. Il Sassari calcio Latte Dolce? Da un paio d’anni a questa parte non siamo più una sorpresa, ad oggi saremmo dentro i playoff e nell’ultimo match giocato abbiamo battuto in casa la forte capolista Turris. Abbiamo sempre dimostrato di essere un grande gruppo, posto che può capitare nel corso della stagione di incappare in periodi difficili. L’importante però, regola che vale sempre e per tutti, è rialzarsi proprio come abbiamo fatto noi sul campo. La prima cosa che farò appena tutto sarà passato? Correre al campo, assieme a mio figlio”