Esonerato lo scorso gennaio dalla panchina dell’Adriese, Luca Tiozzo è più che mai carico e determinato nel volersi rilanciare la prossima stagione. In esclusiva ai nostri microfoni, il tecnico veneto racconta come ha affrontato il periodo di quarantena forzata e il suo pensiero sulla possibile riforma dei campionati. Con uno sguardo rivolto al futuro.
Come ha affrontato questi mesi difficili che hanno fatto seguito ad un periodo già complicato sul piano personale dopo il suo esonero ad Adria?
“Parto dal presupposto che la panchina mi mancava da un mese e mezzo, perciò avevo già fatto l’abitudine a stare tutto il giorno con mia moglie e mia figlia. All’inizio ero un po’ triste e mi sono risollevato in famiglia, poi il Covid ci ha messo altri quindici giorni di carico, quindi in due mesi mi sono ripulito per poi rimettermi al lavoro in quest’ultimo mese, per cui sono carico. Vivo in una città del Veneto relativamente fortunata, nonostante la regione sia stata colpita; dal punto di vista della salute ce la siamo cavata, mentre sotto l’aspetto lavorativo ho avuto modo di aggiornarmi guardando molte partite e studiando diversi giocatori, venendo nuovamente coinvolto nell’ambiente dopo la tristezza dovuta all’esonero prima e allo scoppio della pandemia poi.”
Si dibatte molto in questo periodo a proposito di un’eventuale ripresa dei campionati: dal suo punto di vista, ci sono le premesse per ripartire, oppure è stata ormai scritta la parola fine?
“Da fuori è difficile giudicare; nel periodo in cui tutto è cominciato ero in contatto con molti miei ex giocatori e io dall’esterno non avevo un’idea ben precisa di quello che stava accadendo. Poi però mi sono reso conto che dentro di loro c’era molta paura, non tanto per quanto riguarda l’aspetto agonistico o sportivo, ma dal punto vista familiare e dei propri cari. Io credo che, almeno per quanto riguarda la Serie D, sia difficilissimo riprendere, per non dire quasi impossibile, perché i protocolli di sicurezza fanno già fatica ad essere seguiti dalle squadre di Serie B e C, figuriamoci da quelle della D. Manca solo il Governo che metta la parola fine, ma la sensazione ormai è quella.”
Cosa ne pensa della proposta della Serie C di congelare le retrocessioni e di promuovere direttamente le prime classificate dei nove gironi di Serie D?
“Penso che questa sia una palla al balzo che la Serie D può prendere per bloccare anch’essa le retrocessioni, scatenando così un effetto domino che coinvolgerebbe anche l’Eccellenza, dove ci sono squadre che hanno investito notevolmente per andare in D. Io non vorrei mai trovarmi nei panni di chi a breve sarà costretto a prendere una decisione, perché negare la promozione ad una squadra in questo momento seconda in classifica fa decisamente male, mentre bloccare le retrocessioni può solo che far piacere a una squadra ultima in classifica. Verranno bloccate le retrocessioni anche in Serie A e B? Faranno una B a 24 squadre come ai tempi della Fiorentina? E’ un bel problema, l’ultima parola la potrà dare solo il consiglio federale, che è composto dal 34% dai dilettanti, quindi una percentuale considerevole.”
Favorevole invece all’istituzione di una terza serie non professionistica, come è stato paventato in questi giorni, a cui avrebbero accesso, tra le altre, le nove vincitrici dei gironi di Serie D?
“Se fosse vera questa proposta, io l’accoglierei favorevolmente, perché sgraverebbe le squadre di Serie C da tutte le fiscalità che tengono in piedi solo poche squadre, quelle cioè composte da grandi società, grande pubblico e una certa storia alle spalle. Verrebbe fuori una Serie C composta da 60 squadre e che darebbe respiro alle casse dei presidenti, mentre la Serie B ne trarrebbe grande vantaggio dal punto di vista dei diritti televisivi.”
Quanto si sente pronto al rientro in panchina e per quale motivo, secondo lei, una società dovrebbe puntare su Luca Tiozzo per la prossima stagione?
“I periodi negativi accadono a tutti, purtroppo per me e per l’Adriese è accaduto quest’anno. Questo è stato il mio primo vero esonero dovuto esclusivamente ai risultati. Non ero un fenomeno nel mio periodo a Matelica come non sono diventato scarso ora, ho fatto del mio meglio in entrambe le piazze. Ho imparato molto da questo esonero, è stato molto formativo perché mi ha fatto capire gli errori commessi in modo da non ripeterli in futuro. Sono molto carico e ritengo di poter dare tantissimo; nell’ultimo mese e mezzo sto studiando molto e penso di poter fare benissimo in qualsiasi società. Perché dovrebbero prendermi? Perché sono convinto di poter fare annate come ho fatto a Matelica e negli anni precedenti, cercando, come ho detto prima, di non ripetere gli stessi errori, per i quali ho già fatto autocritica. Quest’anno qualcosa non ha funzionato, ma è anche vero che eravamo il terzo miglior attacco d’Italia, nonostante infortuni e vicissitudini varie. Ci tengo però a precisare come l’Adriese sia una società seria che tiene fede ai propri impegni e alle scadenze, lo stesso presidente Scantamburlo mi ha esonerato a malincuore.”