In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, l’allenatore del Città di Fasano, Giuseppe Laterza.
Il 40enne tecnico fasanese, capace quest’anno di raggiungere con i suoi ragazzi una storica Finale di Coppa Italia di Serie D, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Mister, innanzitutto le chiedo come stia vivendo questo momento così drammatico e particolare che sta attraversando tutto il Paese. Ognuno di noi ha stravolto la propria quotidianità, le proprie abitudini, in una nazione messa letteralmente in ginocchio da un virus che ha già mietuto quasi 30mila vittime lungo lo stivale e centinaia di migliaia nel mondo. Quali pensieri l’accompagnano in un momento storico così particolare e triste per l’Italia intera?
Anch’io, come tutti gli italiani, sto vivendo questo momento con legittima preoccupazione. Negli ultimi due mesi ci siamo dovuti confrontare con la paura e l’ansia dovute ad una situazione sanitaria drammatica per tutto il Paese e fortunatamente sembra che il peggio sia passato. Oggi c’è una voglia immensa di tornare alla normalità, anche se è presto per abbassare la guardia e pensare che tutto sia finito. Sono contento del fatto che la mia famiglia e i miei affetti stiano bene, ma voglio rivolgere un pensiero a chi ha sofferto e soffre di più a causa della pandemia. Mi auguro che le persone che sono maggiormente in difficoltà superino questa fase complicata, con l’ausilio dei medici e di chi opera nel settore sanitario nazionale, uomini a cui va il mio plauso per l’ottimo lavoro svolto sino ad ora.
Appare purtroppo scontato che, a seguito della pandemia in atto che ha flagellato il Paese e l’intera economia nazionale, anche il Calcio, specie quello dilettantistico, andrà incontro ad una grave crisi economica. Nelle ultime settimane si è riscontrato una paura diffusa nel 90% degli addetti ai lavori appartenenti al vasto mondo dei Dilettanti, la paura di non percepire lo stipendio chissà fino a quando. A questo, si aggiunga l’ulteriore timore rispetto alla possibilità che molte Società scompaiano del tutto a causa dell’abbandono di molti Presidenti, che dovranno salvaguardare prima di tutto i propri interessi lavorativi e le rispettive aziende. E’ una preoccupazione legittima a suo avviso? Esiste questo rischio concreto oppure no?
In questo momento dobbiamo necessariamente fare i conti con le conseguenze inevitabili di una pandemia. Inizialmente, le difficoltà di carattere economico sono passate in secondo piano, perché le attenzioni erano giustamente focalizzate alla salvaguardia della salute di ognuno, cercando di ridurre al minimo le possibilità di contagio. Ora che il picco si sta abbassando e il Governo ha allentato determinate misure restrittive, è ovvio che ci si focalizzi principalmente sulle problematiche che stanno condizionando tutta l’economia nazionale. Il presente e il futuro sono avvolti dall’incertezza e tutti i comparti lavorativi stanno risentendo gravemente della crisi. In questo senso, tra i settori più colpiti c’è anche quello del Calcio, soprattutto dilettantistico. Dalla Serie D in giù, ma anche per gran parte delle Società di Lega Pro, è grande la paura di non farcela ad uscire indenni da questa fase complicatissima. Adesso sono venuti a galla i problemi storici di questa categoria, aggravati dal periodo critico che stiamo attraversando tutti quanti. Tanti ragazzi più o meno giovani, molti dei quali sono padri di famiglia, si trovano senza stipendio da mesi e non sanno se e quando potranno percepire qualcosa. La maggior parte di noi auspica una rapida ripresa dell’attività agonistica, e non mi riferisco a questa stagione ma all’inizio della prossima, che si spera non venga posticipato rispetto al normale. Sarà difficilissimo per tutti attendere settembre o ottobre prima di ricevere un altro stipendio, specie per chi non ne percepisce uno da ottobre o novembre scorso. A Fasano siamo molto fortunati, perché ci ritroviamo in una Società puntuale, con una presidenza che non fa mai mancare nulla a nessuno, sempre vicina, attenta e tuttora al fianco dei tanti ragazzi che per un motivo o per un altro sono rimasti sul posto. Il problema riguarda la categoria in generale e la Lega ha il dovere di intervenire a tutela dei tesserati, soprattutto di quelli che hanno la sfortuna di appartenere a dei contesti dove non c’erano sin dall’inizio i presupposti e le risorse per fare Calcio. In Serie D è tempo di svoltare, questo per noi è un lavoro vero e proprio, si passa più tempo sul campo o in gruppo piuttosto che con le rispettive famiglie. E’ impensabile dedicarsi ad altro o affrontare un secondo mestiere, perché facciamo la vita dei professionisti, in campo e fuori. Chi parla o accenna al semiprofessionismo credo che non abbia reale contezza di quello che sia il nostro impegno quotidiano. Il nostro problema più grande riguarda le tutele e le garanzie contrattuali che oggi sono del tutto inesistenti. Ultimamente si parla di stravolgimento delle varie categorie, modificando la composizione delle stesse. Ancora non è chiaro che tipo di strategia vogliano seguire in Lega, ma posso dire di essere favorevole al cambiamento, se ciò significasse fare il bene del nostro movimento. Sono anni che si accenna a determinate riforme che poi però non trovano una attuazione in concreto. Adesso abbiamo tutto il tempo per cambiare le cose che non vanno come dovrebbero ed è necessario risalire la china dopo aver toccato forse il punto più basso della storia recente dei Dilettanti. Mi auguro che chi di dovere faccia qualcosa, smettendo di concentrarsi sui possibili scenari conclusivi di questa stagione e cominciando a lavorare in ottica futura, tutelando le Società dal punto di vista fiscale e soprattutto offrendo le adeguate garanzie contrattuali a tutti gli addetti ai lavori. Oltre ai calciatori, ai tecnici e ai vari Staff, c’è tantissima altra gente che lavora nel nostro ambiente. L’indotto è numericamente impressionante e coinvolge decine di migliaia di famiglie oggi in estrema difficoltà. La Lega, ma soprattutto il Governo, non possono non tener conto di questo e sono convinto che le istituzioni, i Presidenti e le varie Leghe, troveranno di comune accordo le soluzioni più adeguate per salvaguardare tutto il sistema-Calcio, dilettantistico e non.
Riguardo alla stagione calcistica, continuano a susseguirsi pareri molto discordanti tra loro. Alcuni addetti ai lavori sono fermamente convinti che quest’annata sia definitivamente conclusa, altri sperano si possa in qualche modo portare a termine ed altri ancora, che pensano che completarla regolarmente sul campo sia l’unica strada percorribile. Qual’è il suo pensiero a riguardo? Lei crede che sia ancora plausibile attendere di ritornare in campo? O pensa che non ci siano più i presupposti tecnici, logistici, fisici ed atletici per una ripresa?
Tempi e modalità di manovra continuano ad essere condizionati dalla pandemia. Il nostro futuro, a livello personale e sportivo, dipende dall’evolversi della situazione sanitaria. Se le cose cambiassero drasticamente in meglio si potrebbe anche pensare di ripartire, magari in estate inoltrata. Purtroppo, però, siamo costretti a pensare alla giornata e ad oggi, visti i numeri relativi a contagi e decessi, non c’è alcuna possibilità di ripresa. Al tempo stesso non possiamo permetterci di attendere ancora per vedere se le condizioni generali possano migliorare, perché nessuno ci garantisce che questa fase termini in breve tempo. E’ necessario quindi assumersi la responsabilità di decidere ora le sorti di questa stagione, programmando il futuro in largo anticipo per non rischiare di condizionare fortemente anche la prossima annata.
Qualcuno ha detto che la stagione potrebbe risultare “falsata”, sia in caso di chiusura anticipata andando incontro a dei verdetti a tavolino che inevitabilmente non accontentino tutti, sia in caso di ritorno in campo dopo una inattività così lunga, con il rischio di vedere affrontarsi calciatori senza il giusto spirito, senza la dovuta serenità mentale e con una freschezza atletica non adeguata per competere a certi livelli. Lei si è appena dichiarato scettico rispetto ad un prossimo ritorno in campo: spera in ogni caso di completare regolarmente il campionato con la sua squadra oppure ha in testa un altro tipo di scenario conclusivo che auspica venga concretizzato dalla Lega?
Sono convinto che, tornando in campo dopo oltre due mesi di inattività, potremmo andare incontro ad un finale “falsato”. E’ vero che eventualmente partiremmo tutti nelle stesse condizioni psico-fisiche, però è anche vero che lottare per obiettivi importanti, giocandosi tutto in otto partite ravvicinate, sarebbe assurdo, rischioso e per molte squadre anche controproducente. Le attuali classifiche potrebbero stravolgersi in vetta come in coda, ma io francamente non voglio pensare a questo. Come ho già detto, c’è la necessità di mettere fine a questa stagione proiettandoci al futuro sin da subito. Continuare ad ipotizzare una ripresa per completare questo campionato è fuori luogo. Tra l’altro, al di là della precaria condizione fisica dei calciatori, in Serie D c’è la totale mancanza delle risorse economiche e logistiche che ci consentano di riprendere in sicurezza, rispettando dei protocolli sanitari a cui il 95% dei Club non potrebbe mai attenersi. Senza contare il rischio legato agli infortuni, anche gravi, a cui sarebbe soggetto ogni atleta. Pertanto non approvo minimamente quest’attesa, legata ad una ripartenza di fatto impossibile. Lo dico anche contro gli interessi della mia squadra, visto che noi saremmo tra le compagini maggiormente penalizzate, avendo in sospeso una Finale di Coppa Italia di Serie D. Ovviamente il mio giudizio non cambia e resto convinto che sia opportuno arrivare ad una chiusura definitiva. Parlando di scenari conclusivi, trovo giusto che le attuali capolista vengano promosse in C. Sono Società che hanno investito molto e che hanno certamente meritato di trovarsi in testa. E’ chiaro che non si possa non tener conto delle migliori seconde in ottica ripescaggi. Non credo che sia rispettoso parlare di blocco degli stessi, anche perché la Lega Pro potrebbe attingere dalla D ripescando Società importanti che avrebbero i requisiti e le risorse per affrontare serenamente un campionato tra i Pro. Per quanto riguarda la zona bassa della classifica, sicuramente bloccherei le retrocessioni, perché diverse squadre hanno investito molto a dicembre per cercare di salvarsi e sarebbe un danno enorme penalizzarne alcune con una retrocessione a tavolino. Meglio rischiare un sovrannumero nel prossimo campionato piuttosto che avere una drastica riduzione delle squadre partecipanti, immaginando che tante realtà scompaiano proprio a causa dell’imminente crisi economica nazionale.
Non posso chiudere senza prima chiederle un giudizio sulla stagione del suo Fasano. Un percorso esaltante il vostro, iniziato il 4 agosto con il match di Coppa Italia contro il Sudtirol. In un Girone da molti definito in partenza una vera e propria “C2”, avete avuto un grande inizio con sei vittorie nelle prime nove gare, tra cui le prestigiose affermazioni del “Curlo” contro Bitonto e Foggia. Con i Satanelli doppia vittoria tra campionato e Coppa, esattamente come con il Taranto. Poi però, dopo la sosta invernale, abbiamo visto una squadra diversa, forse provata dall’enorme dispendio psico-fisico determinato dal cammino in Coppa. Dai primi di gennaio sino allo stop, in nove match di campionato sono arrivati solo quattro pareggi e nessun successo, un ruolino che vi ha fatto scivolare a metà classifica con solo cinque punti di margine sulla zona Play-Out. Discorso ben diverso per quanto concerne la Coppa Italia di Serie D, dove avete concretizzato un cammino perfetto, per certi versi “storico” e dove avete eliminato tra le altre anche il Savoia e il Tolentino nella Semifinale. Nel complesso, in attesa che ne si conosca l’epilogo, come giudica la stagione della sua squadra?
Sono davvero molto contento della nostra stagione. In estate abbiamo operato un netto ringiovanimento della rosa e siamo partiti prima di tutti, il 16 luglio scorso, proprio per arrivare pronti alla gara di Coppa Italia con il Sudtirol. In campionato abbiamo concretizzato un ottimo Girone di Andata, giocando entrambe le competizioni alla grande ed eliminando squadre come Savoia, Taranto e Foggia. Per metà stagione siamo riusciti ad esprimerci al meglio su entrambi i fronti. Poi a dicembre abbiamo fatto i conti con gli infortuni di natura traumatica subiti da diversi giocatori di qualità. Siamo arrivati a giocare sei gare nello spazio di circa un mese e questo lo abbiamo pagato in termini di defezioni e indisponibilità. Sono stato costretto a far giocare quasi sempre gli stessi elementi e, non avendo la possibilità di sfruttare tutta la rosa, siamo andati un po’ in difficoltà nei primi due mesi del Girone di Ritorno. Il doppio confronto con il Tolentino ci ha tolto parecchie energie mentali e, tra una Semifinale e l’altra, abbiamo pensato più che altro a conquistare la Finale. Ci siamo trovati di fronte ad una scelta obbligata, per il fatto di avere gli uomini contati e con la possibilità di raggiungere un traguardo storico. Tutto questo ha inevitabilmente condizionato la seconda parte del nostro campionato. In generale, il giudizio non può che essere positivo. Sono molto contento io, lo è la Società e anche i ragazzi. Per noi rappresenta un grande orgoglio anche l’essere in testa alla classifica “Giovani D Valore” per il secondo anno consecutivo. Il Club ha dimostrato enorme coerenza, continuando a lavorare senza snaturare la propria identità, evitando di fare il passo più lungo della gamba e pensando più a valorizzare i tanti giovani di talento presenti in organico. Ci siamo mantenuti in linea con una certa progettazione, centrando per di più degli ottimi risultati.
Il pensiero di non poter più scendere in campo per provare a centrare un piazzamento ancor più importante e, soprattutto per giocare la storica e meritatissima Finale di Coppa Italia di Serie D, quanta amarezza comporta all’interno del gruppo?
Per questo probabilmente rimarrà l’amaro in bocca. Raggiungere quella Finale è stato un qualcosa di storico per tutta la piazza, forse il punto più alto della storia recente di questo Club. Dispiace più che altro per il lavoro svolto dai ragazzi in campo e dalla Società fuori dal terreno di gioco: meritavano senz’altro di essere protagonisti di un evento importantissimo. E’ motivo di grande amarezza anche per i nostri tifosi però, da persone intelligenti quali siamo, sappiamo che di fronte ad una drammatica pandemia tutto debba necessariamente passare in secondo piano. Non nascondo che in noi ci sia la speranza che questa gara si possa giocare all’inizio della prossima stagione, anche se l’ostacolo principale è rappresentato dall’assenza della seconda finalista, e non so davvero quale soluzione potrebbe adottare la Lega. In ogni caso, sarebbe opportuno che la Coppa Italia di Serie D venisse considerata diversamente. E’ una competizione che ti da modo di affrontare anche squadre di altri Gironi ed ha un fascino unico. Mi auguro che, già a partire dal prossimo anno, possa godere dell’importanza che merita e venga valorizzata tanto da essere ritenuta ancor più prestigiosa ed avvincente.
In sei anni sulla panchina del Fasano ha raggiunto traguardi molto importanti, successi prestigiosi e vittorie storiche, ottenute attraverso un gioco, una filosofia e uno stile, che portano il suo timbro e sono stati apertamente riconosciuti da chiunque abbia visto o seguito la sua squadra negli ultimi anni. Non è difficile immaginarla su una panchina diversa il prossimo anno o nel futuro, non perché Fasano non sia una piazza importante, anzi, ma è logico che possa riguardarla l’ambizione di guidare una squadra che sia in grado di lottare concretamente per posizioni di vertice. Volgendo uno sguardo al futuro, quali sono le speranze, le aspettative e le ambizioni che la caratterizzano professionalmente?
Innanzitutto spero di tornare quanto prima a lavorare, a sedere su una panchina e a dirigere un allenamento in totale serenità. Se, come appare ormai chiaro, la Lega decidesse di chiudere anzitempo questa stagione, cominceremo a pensare al futuro. Sono otto anni che ho l’onore di appartenere a questa realtà, di cui sei da tecnico e insieme al Club e ai tifosi abbiamo vinto due campionati e una Finale Play-Off, raggiungendo quattro Finali di Coppa Italia, compresa quella che probabilmente non riusciremo mai a giocare. Insieme abbiamo fatto qualcosa di incredibile che resterà negli annali del Fasano. A livello personale sono molto ambizioso, cerco di migliorare anno dopo anno e di competere per traguardi più alti rispetto all’anno precedente. Una volta compreso quale sarà il finale di questa stagione, ci sarà sicuramente modo e tempo per incontrarsi con la Società e parlare concretamente del futuro. Vedremo se ci saranno le condizioni per fare ancora meglio di quest’anno, valutando e decidendo di conseguenza, nel rispetto e per il bene di tutti.
Mister, c’è qualcosa che sente di dire ai suoi ragazzi, al Club, ai tifosi e a tutto l’ambiente biancazzurro? C’è un messaggio, un auspicio o un augurio che intende indirizzare loro?
Auguro a tutti indistintamente di superare questo momento difficile, stringendo i denti e affrontando ogni cosa con positività. Sono convinto che ne usciremo presto e che torneremo a condurre una vita tranquilla, ritrovandoci allo Stadio per gioire insieme e vivere quelle emozioni che solo il Calcio è in grado di regalarci.
Si ringraziano Mister Giuseppe Laterza e l’U.S. Città di Fasano, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.