In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, il centrocampista della Gelbison, Alessandro Caruso.
Il 19enne atleta irpino, autore di una splendida stagione in maglia rossoblù, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Alessandro, l’intera nazione sta vivendo un periodo storico drammatico, probabilmente senza precedenti. Costretti a stare chiusi nelle proprie abitazioni, anche i Calciatori, professionisti e dilettanti, hanno dovuto cambiare radicalmente le proprie abitudini quotidiane. Personalmente, come stai vivendo questo momento così delicato? Qual’è il tuo pensiero rispetto a ciò che attualmente stia avvenendo nel mondo?
Vivo questo momento un po’ come tutti gli italiani, trascorrendo la quarantena tra le mura di casa, in famiglia, rispettando rigorosamente le disposizioni che ci sono state impartite dal Governo. La vita di ognuno di noi è stata letteralmente sconvolta da questa pandemia e mai avremmo potuto immaginare di vivere una situazione del genere. Durante il giorno dedico diverso tempo all’allenamento, seguendo il programma che ci viene fornito quotidianamente dal nostro preparatore atletico. In questo momento è necessario continuare a rispettare le regole nella speranza di tornare presto alla normalità, in attesa che venga prodotto e distribuito un vaccino che ci consenta di debellare del tutto questo brutto virus. Oltre alla nostra libertà, a mancare tantissimo sono il campo, lo spogliatoio, i compagni e l’atmosfera pre e post partita. Dispiace che sia venuto meno tutto questo, ma adesso non possiamo far altro che continuare a stare in casa, aspettando di ricevere finalmente delle notizie positive.
Allo stato attuale, oltre alle legittime preoccupazioni dovute alla pandemia in corso e al dispiacere di non poter più eventualmente competere sul campo per i rispettivi obiettivi, la “paura” più grande che accomuna i Calciatori, specie quelli militanti in categorie dilettantistiche, è quella di dover fare i conti con le difficoltà economiche derivanti da questo dramma socio-sanitario. Sono in tantissimi a non percepire lo stipendio da molto tempo, vivendo nell’incertezza più totale, dovuta dalla totale mancanza di tutele e garanzie contrattuali. Qual’è il tuo pensiero a riguardo? È davvero così grande e diffusa la “paura” di una crisi economica che travolga sin da subito l’intero movimento?
Questa è una problematica serissima, destinata ad aggravarsi in futuro se non ci fosse un opportuno intervento da parte di chi di dovere. Credo sia necessario rivedere del tutto le logiche contrattuali dei tesserati dilettanti, perché la Serie D, oggi, è professionismo a tutti gli effetti. In questa categoria siamo impegnati sette giorni su sette e le uniche differenze sono proprio dal punto di vista contrattuale. Per chi milita in questo campionato è normale convivere con l’incertezza, ma l’aspetto peggiore riguarda le Società inadempienti, quelle che non pagano gli stipendi già da molto prima che scoppiasse la pandemia. Qui a Vallo della Lucania siamo fortunatissimi da questo punto di vista, perché la nostra Società è stata finora impeccabile, corrispondendo gli stipendi fino al momento in cui si è giocato, e certamente si riuscirà a trovare un punto d’incontro anche in futuro, nel rispetto delle esigenze e delle difficoltà di tutti. Mi metto però nei panni di quei calciatori, tecnici e addetti ai lavori che non percepiscono i propri emolumenti già da molti mesi, facendo tanta fatica a gestire le proprie famiglie e le tante spese a cui far fronte. E’ un momento di grande crisi per tutti ed è necessario trovare una soluzione per venire incontro a chi fa Calcio tra i Dilettanti, perché se le cose non cambieranno in modo radicale, in futuro sarà ancor più complicato giocare in Serie D pensando di riuscire a gestire serenamente se stessi e le proprie famiglie.
Sono numerosi gli addetti ai lavori convinti che, a partire dalla prossima stagione, moltissime squadre dilettantistiche siano destinate a scomparire del tutto. Se Governo e LND non dovessero intervenire pesantemente sul sistema Calcio dilettantistico, quali pensi siano i reali rischi a cui vadano incontro Società e Calciatori?
Credo che sia fortemente concreto il rischio di veder scomparire diverse realtà calcistiche in vista della prossima stagione. Probabilmente molti Presidenti-imprenditori saranno impegnati a fronteggiare la crisi con le proprie aziende e decideranno di ridurre, o interrompere del tutto, i rispettivi investimenti nel Calcio. Ancor di più sarà necessario che la Lega intervenga in aiuto dei Club e delle migliaia di tesserati che giocano e lavorano in Serie D. Sono convinto che anche il Governo farà la propria parte, non abbandonandoci al nostro destino. E’ un momento molto delicato anche per lo Stato, mi rendo conto che ci siano tante cose da gestire e pianificare per il futuro della nazione, ma non posso credere che alla fine non si verrà incontro al mondo del Calcio dilettantistico. Al nostro movimento appartengono decine di migliaia di persone che oggi, con le rispettive famiglie, non hanno garanzie, non hanno prospettive, ne’ un appiglio per affrontare il presente con un po’ di tranquillità. Il bonus da 600,00 Euro è un buon punto di partenza, ma non basta: sono certo che, per venire incontro a questa gente in grave difficoltà, sarà presto deciso qualcosa di concreto, grazie agli sforzi compiuti assieme dalla Lega e dal Governo.
Col passare dei giorni, sembrano sempre più alte le probabilità che la stagione calcistica sia giunta al termine anzitempo. Quel che appare evidente, è che continuino a non sussistere le condizioni sanitarie, tecniche, mentali e non solo, per riprendere l’attività agonistica in tempi brevi. Qual’è il tuo punto di vista in questo senso? Credi che effettivamente non ci sia più la possibilità di scendere in campo? O pensi che sia ancora legittimo sperare di concludere la stagione, scendendo in campo entro il 30 giugno o magari anche in estate inoltrata?
Personalmente, temo che la stagione sia definitivamente conclusa. E’ ancora troppo alto il numero giornaliero dei contagiati e dei decessi nella nostra nazione, e non credo sia ancora il momento di ipotizzare una ripresa. In uno sport di contatto continuo come il Calcio, basterebbe un solo caso di positività al virus per ritornare punto e a capo, stravolgendo nuovamente il finale di campionato. Non posso comunque nascondere che la mia speranza sia quella di riprendere al più presto. Sarei disposto a scendere in campo persino in pieno agosto, ma realisticamente mi rendo conto che ci siano ancora troppi ostacoli, quasi insormontabili. Se la Serie A sta facendo enorme fatica ad impostare una ripartenza, immaginiamo cosa voglia dire tra i Dilettanti attenersi a determinati protocolli sanitari. Ci sono delle dinamiche indispensabili che sarebbero ingestibili sul piano economico da quasi tutte le Società di Serie D. Sarebbero solo pochissime le realtà in grado di sostenere le spese necessarie per garantire ad ogni tesserato una ripresa in sicurezza. Io sono favorevole all’idea di attendere ancora con l’obiettivo di completare il campionato sul campo, ma solo e soltanto se ci venissero garantite le opportune condizioni sanitarie ed economiche. E’ veramente difficile allo stato attuale, aspettiamo di conoscere il nostro destino a livello calcistico, non dimenticando mai che la salute venga prima di ogni altra cosa e tutto il resto debba passare giustamente in secondo piano.
Si parla comunemente di “stagione falsata” in caso di Campionato deciso a tavolino e di “annata sportiva ancor più falsata”, qualora si scendesse a breve e forzatamente in campo, costringendo migliaia di Calciatori e addetti ai lavori ad un rischio immane per la propria salute. Tutto questo, in un momento in cui la condizione fisica di ogni atleta, è tornata a livelli da precampionato o quasi, visto che da circa due mesi siano tutti completamente fermi. Quali sono le tue considerazioni a tal proposito?
Nel caso in cui si dovesse riuscire a completare la stagione sul campo, non penso che si possa parlare di “stagione falsata”, ma sicuramente di un finale anomalo, dove tutti rientreremmo in gioco con una condizione fisica ben diversa da quella che si aveva due mesi addietro. Infatti, prima di disputare delle gare ufficiali, dovremmo affrontare un periodo di preparazione fisica e atletica per ritrovare una forma quantomeno accettabile. Allenarsi in casa è importante, ma sappiamo benissimo che il ritmo gara sia tutto da ritrovare tramite gli allenamenti di gruppo. Tenuto conto di questo, il finale potrebbe anche risultare “alterato” sul piano agonistico, ma “falsato” direi proprio di No. Questa è una definizione a cui potrebbero ricorrere soltanto quelle Società che sono ancora in lotta per obiettivi importanti e che si vedessero penalizzate da determinati verdetti a tavolino, in caso di chiusura anticipata della stagione. Sia in alta, sia in bassa classifica, è ancora tutto da scrivere e quindi capirei pienamente chi avesse da ridire su questo.
Nel caso in cui non si potesse fare a meno di chiudere anticipatamente la corrente stagione, avranno indubbiamente un compito difficilissimo coloro i quali saranno chiamati a decidere le sorti e l’epilogo dei vari Campionati. In tal caso, quale formula pensi sarebbe più corretto adottare? E per quanto concerne promozioni dalla D alla C e retrocessioni dalla D in Eccellenza, quale sarebbe, a tuo avviso, lo scenario più giusto e meno “indolore” per cui si dovrebbe optare? Alessandro Caruso, cosa suggerisce di fare per chiudere la stagione nella maniera più corretta, “giusta” e meno polemica possibile?
Sicuramente, se alla fine non si tornasse più in campo, avrà un compito difficilissimo da svolgere chi dovrà decidere le sorti del campionato. L’unica cosa che mi sento di auspicare è che la Lega, in tal caso, trovi una soluzione adeguata per tutti, cercando di fare meno scontenti possibile. Se toccasse a me decidere, promuoverei in C le attuali prime nove e poi studierei una formula opportuna per le squadre che si trovano a ridosso del primo posto e per quelle in lotta per evitare la retrocessione. Ad esempio, si potrebbe ipotizzare la sola disputa di Play-Off e Play-Out, non appena fosse possibile tornare in campo. E’ un’idea, così come ce ne sarebbero tante altre, anche se, credo sia impossibile che qualcuno non resti deluso e scontento comunque vada. Per quanto riguarda la bassa classifica, penso che non sia semplice arrivare ad un blocco delle retrocessioni. Ciò creerebbe grande confusione nel prossimo campionato, e forse, è maggiormente percorribile la strada che porti al ripescaggio di tante Società, soprattutto se venissero meno alcuni Club a causa dell’imminente crisi economica a cui andrà incontro tutto il sistema.
Parliamo per un attimo delle dinamiche strettamente legate al campo e di quella che è stata la tua annata. Quest’anno sei stato tra i protagonisti assoluti della compagine cilentana, giocando in tutte le 28 gare ufficiali disputate in stagione e concretizzando prestazioni sempre di altissimo livello. Che tipo di annata è stata quest’ultima, a livello personale? Volendo produrre un bilancio rispetto alla stagione ancora in corso, come valuteresti il tuo rendimento complessivo?
Devo dire che sono molto soddisfatto della mia stagione. La considero una rivincita personale dopo un’ultima annata di Serie D divisa tra Rezzato e Ponsacco, nella quale, specie durante la parentesi toscana, ho giocato meno di quanto mi aspettassi. L’estate scorsa sono ripartito dalla Gelbison voluto fortemente dalla Società rossoblù e da Mister Alessio Martino, e devo dire che è stata una scelta azzeccata perché ho avuto la possibilità di esprimermi con grande continuità. Mi è sempre stata data enorme fiducia e sono cresciuto umanamente e calcisticamente. A fare la differenza rispetto al mio ottimo rendimento è stata sicuramente la “fame”, assieme al fatto di non pormi mai dei limiti, cercando di migliorare giorno per giorno. Aspettavo con ansia l’inizio di questa stagione, proprio per dimostrare che la precedente fosse stata solo un incidente di percorso e per dimostrare il mio valore anche a chi aveva dei dubbi a riguardo. Qui ho trovato l’ambiente ideale, una Società splendida, mi sono trovato molto bene sia con Mister Martino, sia con Mister Luigi Squillante. Ho cercato di mettermi sempre a disposizione dello Staff Tecnico e mi ha fatto tanto piacere essere compreso appieno dal punto di vista umano prim’ancora che tecnico.
Nonostante la giovanissima età, con il tuo rendimento da atleta di primissimo piano, hai inevitabilmente attirato le attenzioni di diversi Club importanti di Serie D e di alcune realtà di categoria superiore. Riguardo proprio ai tuoi obiettivi futuri, quali sono le aspirazioni legate al proseguo della tua carriera?
Il mio obiettivo è senz’altro quello di provare a salire di categoria anno dopo anno, cercando di arrivare sempre più in alto. Ripeto, non amo pormi dei limiti e al tempo stesso sono consapevole di dover crescere ancora, umanamente e calcisticamente. So di aver disputato una buona stagione, credo di aver dimostrato in campo determinate qualità, ma so di dovermi mettere in discussione ogni giorno, anche e soprattutto in caso di un eventuale passaggio di categoria.
Quello della Gelbison è stato un ottimo campionato. Con ancora otto gare da giocare, almeno sulla carta, siete oggi all’ottavo posto nella classifica del Girone più difficile e competitivo dell’intera categoria, con un margine di cinque punti sulla zona Play-Out. Senza dimenticare la splendida partenza, con la porta inviolata per ben otto turni e il ruolino importantissimo concretizzato nel mese prima dello stop, con quattro vittorie nelle ultime sei gare disputate. Nel complesso, in attesa che ne si conosca l’epilogo, che stagione è stata sin qui quella della tua squadra? L’eventualità che non possiate più tornare in campo per cercare di centrare un piazzamento ancor più esaltante, quanto rammarico comporterebbe all’interno del gruppo?
Quella della Gelbison è stata indubbiamente una stagione positiva. Lo dico, tenendo presente anche il periodo negativo che abbiamo vissuto più o meno a metà percorso, dove c’è stato un cambio di guida tecnica e dove sono arrivati tanti nuovi giocatori. Per trovare la giusta amalgama tecnico-tattica è stato necessario del tempo, ma poi siamo tornati ad esprimere un buon Calcio e purtroppo ci siamo fermati forse nel nostro momento migliore. Nel complesso è stata un’annata positiva, specie se si tengono in considerazione le difficoltà nell’affrontare il Girone più competitivo e difficile dell’intera categoria, un raggruppamento in cui si poteva vincere e perdere davvero con chiunque. Il nostro obiettivo iniziale era la salvezza e siamo perfettamente in linea con i programmi di partenza. La Società si è comportata benissimo nei nostri confronti e l’anno prossimo, per questa piazza, potrebbe essere il decimo consecutivo in Serie D: un traguardo prestigioso, che fa della Gelbison una delle colonne portanti di questa categoria. Qualora ci chiedessero di tornare in campo faremmo di tutto per chiudere al meglio il campionato, ma siamo consapevoli che ritrovarci nella posizione di classifica in cui siamo, sia da considerarsi già un ottimo risultato. Qui a Vallo della Lucania siamo diventati una grande famiglia e costituirebbe per noi un enorme rammarico andare incontro ad una chiusura anticipata. Al di là degli obiettivi stagionali, dispiace proprio per il fatto di essersi separati tra compagni di squadra. Il nostro è un gruppo fantastico, ci sentiamo ogni giorno e siamo molto tristi a causa di questa lontananza forzata. Speriamo di tornare presto alla normalità, perché la mancanza del Calcio e di tutto quello che vi gira attorno, comincia a farsi davvero pesante.
Alessandro, c’è un messaggio, un augurio, un auspicio, che intendi rivolgere ai tuoi compagni, ai tecnici, ai tifosi e all’intero ambiente rossoblù?
Voglio mandare a tutti i miei compagni un forte abbraccio. Cerchiamo di continuare a rispettare le regole, perché solo in questo modo potremo tornare a fare il prima possibile ciò che più amiamo. A tutto l’ambiente rossoblù, al Club e ai tifosi, dico “Grazie” per avermi accolto e trattato nel migliore dei modi. Auguro a loro ogni bene e spero che recuperino quanto prima la giusta serenità, ritornando a gioire al più presto per i colori rossoblù.
Si ringraziano Alessandro Caruso e l’A.S.D. Gelbison Cilento 1956, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.