– 30% in serie A? Cristiano Ronaldo, probabilmente, neanche si renderà conto del 30% in meno sugli stipendi di marzo, aprile, maggio e giugno. In serie B stanno trattando. In serie C è pronta la cassa integrazione, come aveva svelato qualche sera fa in diretta su Sportitalia, il Presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli. L’allarme lanciato dal Presidente della LND, Cosimo Sibilia, però fa ancora l’eco in tutta Italia: “Il 30% dei club dilettantistici rischia di sparire dopo la tragedia del Covid-19”. Un allarme mica da ridere. Da piangere, al massimo. Nel frattempo a marzo, in serie D, il pallone ha finito di rotolare. Nei gironi del Nord, addirittura, a metà febbraio e nel girone B neanche ci pensano a tornare in campo, dove sono presenti tante società della bergamasca. Finisce qui? Molto molto probabile. Non si tornerà in campo. Anche se la speranza è sempre l’ultima a morire. Molti impianti di serie D non sono a norma sanitaria, quindi anche se la serie A dovesse scendere di nuovo in campo ci vorrebbe un miracolo per la D. Che ne sarà dei club? Bella domanda. Ma soprattutto che ne sarà dei calciatori che non percepiscono i soldi di Ronaldo? Anche perché lo sappiamo bene. In D non si chiamano stipendi ma… rimborsi. E senza prestazione non c’è rimborso. Molti Presidenti si sono già fatti i conti in tasca e hanno messo da parte i rimborsi di marzo, aprile e maggio. Forse qualcuno doveva prendere anche giugno se l’ingaggio risulti maggiore alla media. Si spalma sui dieci mesi per diminuire il fisso mensile. Questi soldi i ragazzi non li vedranno più. Anche perché è un diritto delle società non pagare i rimborsi se non si disputano le partite. Ci chiediamo e vi chiediamo: chi tutela questi ragazzi che, seppur non professionisti, sono calciatori che guadagnano la mille euro al mese, di media? L’AIC? Non pervenuta. Lo Stato? Non riconosce alcuna cassa integrazione. Ragazzi con mogli e figli, in diversi casi. Abbandonati dal calcio e dallo Stato. Fantasmi senza pallone e, da oggi, anche senza portafoglio.