Riguardo all’emergenza del Coronavirus che sta investendo il nostro paese, e i riflessi sul calcio giocato ha parlato il direttore sportivo del Delta Porto Tolle Lorenza Visentini ai colleghi della “Voce di Rovigo”:
“Ci sono due aspetti da affrontare: il primo è quello della salute dei giocatori, il secondo la programmazione delle gare conseguente al nuovo rinvio. In merito al primo, concordo con la decisione di rinviare la gara di domenica 8 marzo, in quanto il nuovo decreto del primo marzo e il chiarimento del 2 marzo dell’ufficio sport disponevano che le società potevano allenarsi e giocare le partite ufficiali a porte chiuse, garantendo agli atleti la distanza in spogliatoio di un metro. Se durante gli allenamenti, utilizzando tutti gli spogliatoi a disposizione, si riesce a garantire la distanza, durante le gare ufficiali è impossibile: nessuna società ha spogliatoi talmente grandi da garantire la distanza richiesta. Il punto è che se, per ipotesi, avessimo un contagio che parte all’interno dello spogliatoio e la società non si fosse attenuta a quanto disposto, il presidente ne risponderebbe penalmente, oltre al rischio di aver contagiato un numero di atleti che a loro volta sono a contatto con le loro famiglie. Detto questo, non ha senso poi predisporre misure così restrittive all’interno di uno spogliatoio quando poi in campo c’è contatto fisico tra giocatori. Quindi, a mio avviso, in questo caos di disposizioni del Governo, la decisione più saggia l’ha presa il Dipartimento evitando responsabilità per la Lega, le società ed il rischio per i giocatori. Poi, se devo valutare il nuovo calendario, sarà dura specialmente per chi non ha rose di giocatori particolarmente lunghe. Giocare tante partite in un periodo così ristretto a mio avviso cambierà di molto l’andamento della classifica”.
Riguardo ad una eventuale chiusura degli impianti in questa serie, questo è il suo giudizio:
“ A mio parere negli stadi dalla Serie D in giù non ha molto senso. Le tribune non sono mai affollate ed è più facile garantire sulle tribune il metro di distanza che in un bar o in uno spogliatoio. Quindi, a mio avviso, ma non sono un’esperta in tema di contagi da coronavirus, bastava il buon senso delle persone che frequentano gli stadi e che frequentano tutte le attività commerciali, centri commerciali compresi. Chiudere tutto comporta solo generare paura e danni economici alle attività”.