Cercare mezzi termini, parole più cordiali, giustificazioni varie, diventa praticamente impossibile. E’ bastato un Virus, una situazione complicata sì ma non drammatica (fortunatamente), per mettere a nudo la pochezza delle Istituzioni italiane, incapaci di dialogare tra loro, di prendere decisioni univoche, di trovare soluzioni ad un momento di difficoltà. Vale per tutti, calcio compreso.
Due pesi e due misure. In serie A si gioca, a porte aperte e porte chiuse. Si parla di partite in chiaro, di rimborso biglietti, di prevenzione e sicurezza. Di chi? In che modo? Domenica stadi chiusi, Allianz Stadium compreso, lunedì – secondo il Ministro Spadafora – si torna alla normalità. Come se allo scoccare della mezzanotte ogni virus svanisse come l’effetto magico su Cenerentola. Con la differenza che in questo caso la “scarpetta” non la perde mai nessuno.
Approfondire il tutto richiederebbe tempi di lettura quasi illimitati.
Innanzitutto dovrebbero spiegarci perché in serie A si gioca e in D è stato già rinviato il 50% del programma di domenica. Siamo tutti d’accordo sul fatto che bisogna prestare attenzione, prevenire ogni problema e mettere tutti in sicurezza, ma un campionato da 9 gironi e 166 squadre merita rispetto. Porte chiuse in A? Benissimo, porte chiuse in D. Perché rinviare quattro gironi e mezzo? Perché – nei due gironi a venti squadre (B e C) – è stato già rinviato il turno infrasettimanale?
Qualcuno deve trovare soluzioni e spiegazioni. La Folgore Caratese, ad esempio, oltre a recuperare tre partite di campionato, dovrà affrontare la Sanremese nel ritorno della semifinale di Coppa Italia. Quando? Passata la giusta apprensione dei primi giorni bisognava trovare una rapida soluzione. Quella di giocare a porte chiuse poteva esserlo. Anche perché onestamente – leggendo le disposizioni dei politici italiani – sembra esser tornati alla normalità. Per fortuna.
Altro caso che fa discutere riguarda il girone F. Dalla Regione Marche il divieto di far scendere in campo le marchigiane che avrebbero dovuto giocare in casa (Jesina, Sangiustese e Tolentino). Decisione sospesa a metà pomeriggio, prima delle parole del presidente della FIGC Marche (ai colleghi di Youtvrs) Paolo Cellini: “I campionati restano bloccati, non c’è più il tempo per far ripartire il movimento calcistico marchigiano”.
La particolarità? Le società – sui propri canali social – hanno fatto sapere di non aver ancora ricevuto comunicazione definitiva.
Il solito caos. Il virus peggiore? La Corona di chi è al potere.