Emergenza Corona Virus tutti nel panico e compagnia bella. A scopo precauzionale, Vincenzo Spadafora, Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, ha predisposto la sospensione di tutte le attività sportive tra Lombardia e Veneto. Per tutti gli altri contesti, la decisione è stata presa dagli organi regionali. Fin qui tutto più che comprensibile ma… c’è un ma. Anche il Piemonte si è ritrovato soggetto allo stesso provvedimento, eppure l’impressione è che siano stati utilizzati criteri diversi. Tutti i campionati dilettantistici si sono fermati ed allo stato attuale delle cose, chissà per quanto lo rimarranno ancora. Così invece non è stato disposto per Juventus-Inter e la domanda che sorge spontanea è sempre “Perché?”. Verrebbe spontaneo puntare il dito esclusivamente contro la macchina da soldi che la Serie A rappresenta.
Porte chiuse o meno infatti, pare anche improbabile che la gara possa essere trasmessa in chiaro, come proposto da Sky: tutto questo a causa della Legge Melandri, la quale non consente alla Lega di predisporre la visione in chiaro delle partite né di preferire un’emittente ad un’altra. In sostanza servirebbe un provvedimento ad hoc, come richiesto dal Codacons, ma i tempi ridotti, forse troppo.
È anche vero però, che i calciatori di Juventus e Inter, tanto per fare dei nomi, siano tenuti sotto costante osservazione dalle proprie società, con un impiego di risorse ed organico di cui una squadra di Serie D, che pur tocca le soglie del professionismo, difficilmente potrebbe farsi carico.
Dunque, a logica, le motivazioni che hanno portato a due provvedimenti diversi per la stessa zona potrebbero essere essenzialmente due: l’impatto mediatico della Serie A in primis, indiscutibilmente superiore a quello della quarta serie, cosa su cui ben poco si potrebbe fare. Capitali, sponsor e diritti d’immagine, tutte cose che la Serie D almeno per il momento possiede in maniera ridotta. Ed in secondo luogo la possibilità da parte delle grandi società di tutelare la salute dei propri tesserati e di chiunque venga a contatto con loro in maniera più oculata di quanto non possa fare club di altre realtà.
Lo sport è sport e su questo non ci piove, a tutti i livelli. Ma alla luce dei fatti e dell’emergenza sanitaria, le disposizioni stabilite non vogliono certamente essere un torto a nessuno.