In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, il difensore del Gravina, Luca Di Modugno.
Il duttile atleta 18enne di proprietà del Potenza, sceso in campo in 25 delle 27 gare sin qui disputate in stagione dalla formazione gialloblù, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Luca, l’intera nazione sta vivendo un periodo storico drammatico, probabilmente senza precedenti. Costretti a stare chiusi nelle rispettive abitazioni, anche i calciatori, professionisti e dilettanti, hanno dovuto cambiare radicalmente le proprie abitudini quotidiane. Personalmente, come stai vivendo questo momento così delicato? Qual’è il tuo pensiero rispetto a ciò che attualmente stia avvenendo nel mondo?
Sono rientrato nella mia casa di Trani la settimana successiva all’ultima partita ufficiale. In questi mesi ho cercato di non pensare più di tanto a quanto di drammatico stesse accadendo in Italia e nel mondo, approfittando del tempo a disposizione per vivere la mia famiglia, che solitamente riesco a vedere poco. Mi sono allenato quasi ogni giorno, cercando di restare in forma e tenermi pronto per un eventuale ritorno in campo. Purtroppo non possiamo fare niente per contrastare questa pandemia se non restare a casa, rispettando le regole che ci sono state imposte ed imparando ad attribuire il giusto valore alle cose apparentemente insignificanti, ma che in realtà sono le più preziose. Pensando ai nostri nonni a cui fu chiesto di andare in guerra per difendere la patria, in confronto è nulla ciò che viene chiesto a noi, ovvero rimanere quanto più possibile in casa per salvaguardare la nostra salute, un qualcosa che di certo non può essere ritenuto un sacrificio.
Allo stato attuale, oltre alle legittime preoccupazioni dovute alla pandemia in corso e al dispiacere di non poter più eventualmente competere sul campo per i rispettivi obiettivi, la “paura” più grande che accomuna i calciatori, specie quelli militanti in categorie dilettantistiche, è quella di dover fare i conti con le difficoltà economiche derivanti da questo dramma socio-sanitario. Sono in tantissimi a non percepire lo stipendio da molto tempo, vivendo nell’incertezza più totale, dovuta alla totale mancanza di tutele e garanzie contrattuali. Qual’è il tuo pensiero a riguardo? E’ davvero così grande e diffusa la “paura” di una crisi economica che travolga sin da subito l’intero movimento?
Questa è una preoccupazione che appartiene a tutto l’universo calcistico dei Dilettanti. In questa categoria si convive con l’incertezza e con la totale assenza di garanzie e tutele contrattuali. Ci sono calciatori, padri di famiglia, che oggi non sanno davvero come fare per andare avanti, senza stipendio da diversi mesi e con la possibilità di percepirne un altro non prima di settembre o ottobre prossimo. Tutto questo è assurdo, a maggior ragione perché la Serie D non abbia nulla da “invidiare” alla C. Da questo punto di vista mi ritengo fortunato, perché al primo anno tra i Dilettanti mi sono ritrovato in una Società sana, puntuale e rispettosa degli impegni assunti con i propri tesserati. L’anno scorso ero in Serie C a Potenza e avendo avuto a che fare con uno spogliatoio e un contesto professionistico, posso dire come a Gravina abbia riscontrato la stesso identico livello sotto tutti i punti di vista. Peccato che il contesto generale tra i Dilettanti sia abbastanza compromesso. Penso che sia arrivato il momento di attuare dei cambiamenti importanti, arrivando a garantire un sostegno concreto alle centinaia di addetti ai lavori che si sono ritrovati in Società inadempienti e non percepiscono alcunché da tantissimo tempo. Credo che una soluzione possa essere quella di istituire una clausola nei contratti, che preveda il riconoscimento di un determinato importo mensile ai calciatori che non vengono retribuiti dai rispettivi Club. Una sorta di “minimo di sindacale” che la Lega dovrebbe quantificare preventivamente e garantire ai tesserati privi di retribuzione, a causa della cattiva gestione finanziaria delle Società di riferimento.
Sono numerosi gli addetti ai lavori convinti che, a partire dalla prossima stagione, moltissime squadre dilettantistiche siano destinate a scomparire del tutto. Se Governo e LND non dovessero intervenire pesantemente sul sistema Calcio dilettantistico, quali pensi siano i reali rischi a cui vadano incontro Società e calciatori?
Temo che molte Società dilettantistiche, ma anche di Lega Pro, rischino di scomparire del tutto proprio perché la crisi a cui andranno incontro tanti Presidenti-imprenditori sarà sconvolgente. Lo scenario che ci si apre dinnanzi non è per niente positivo e sono convinto che ci sarà un netto stravolgimento in tutte le categorie. Saranno numerose le realtà che punteranno ad allestire organici pieni di giovani, proprio con l’idea di ridurre le spese relative ai contratti certamente più onerosi degli atleti maggiormente esperti. Credo che per evitare situazioni particolarmente difficili, sia necessario l’intervento del Governo. Purtroppo, però, sono scettico da questo punto di vista. Le istituzioni governative sono impegnate su fronti ancor più importanti e delicati, a cominciare dalla salvaguardia del sistema economico e produttivo nazionale. Ci sono pochissime possibilità che si occupino del Calcio dilettantistico e forse avranno maggiori chances di essere prese in considerazione le categorie professionistiche, Serie A in primis. Il bonus da 600,00€ a cui si può accedere allo stato attuale, è un primo passo importante ma nulla di risolutivo, specie per chi, con un importo simile, non potrà mai far fronte alle spese e alle esigenze di una famiglia in alcuni casi piuttosto numerosa.
Col passare dei giorni, sembrano sempre più alte le probabilità che la stagione calcistica sia giunta al termine anzitempo. Quel che appare evidente, è che continuino a non sussistere le condizioni sanitarie, tecniche, mentali e non solo, per riprendere l’attività agonistica in tempi brevi. Qual’è il tuo punto di vista in questo senso? Credi che effettivamente non ci sia più la possibilità di scendere in campo? O pensi che sia ancora legittimo sperare di concludere la stagione, scendendo in campo entro il 30 giugno o magari anche in estate inoltrata?
Personalmente spero con tutto me stesso che si riesca a tornare in campo anche in piena estate, per completare regolarmente il campionato. Voglio essere ottimista pur rendendomi conto che realisticamente le possibilità di ripresa siano pari allo 0,1%. Ciò nonostante, voglio ancora nutrire qualche speranza, immaginando che la pandemia cali presto d’intensità e che le istituzioni calcistiche mettano le Società nelle condizioni di rispettare determinati protocolli sanitari. In questo preciso momento, nessun Club dilettantistico potrebbe garantire una ripresa in sicurezza ed è ovvio che, in una situazione del genere, nessuno si possa assumere la responsabilità di farci tornare in campo, né saremmo disposti noi calciatori a correre il rischio di mettere a repentaglio la nostra salute, andando incontro ad una ripartenza quasi “forzata”.
Si parla comunemente di “stagione falsata” in caso di campionato deciso a tavolino e di annata sportiva ancor più “falsata”, qualora si scendesse a breve e forzatamente in campo, costringendo migliaia di calciatori e addetti ai lavori ad un rischio immane per la propria salute. Tutto questo, in un momento in cui la condizione fisica di ogni atleta, è tornata a livelli da precampionato o quasi, visto che da circa due mesi siano tutti completamente fermi. Quali sono le tue considerazioni a tal proposito?
Ribadisco che la mia speranza sia quella di tornare presto in campo, qualora ci fossero le opportune condizioni. Detto ciò, mi rendo conto che il finale di stagione potrebbe effettivamente risultare “falsato”, più che altro dal punto di vista tecnico e agonistico. Sicuramente ci vorrebbero 2/3 settimane di intenso allenamento di gruppo prima di affrontare delle gare ufficiali, però è chiaro che la freschezza atletica, lo smalto e la carica agonistica, non potrebbero mai essere le stesse di due mesi fa. Le ultime otto partite sarebbero pesantemente condizionate da questo e anche le classifiche rischierebbero di essere stravolte. Pertanto sono d’accordo nel ritenere il finale “falsato” in caso di ripresa, per quanto non disdegnerei l’eventualità di tornare all’attività agonistica, visto che per noi si tratta di un lavoro e saremmo disposti persino a correre determinati rischi pur di tornare ad indossare gli scarpini e lottare sul rettangolo verde assieme ai rispettivi compagni.
Nel caso in cui non si potesse fare a meno di chiudere anticipatamente la corrente stagione, avranno indubbiamente un compito difficilissimo coloro i quali saranno chiamati a decidere le sorti e l’epilogo dei vari campionati. In tal caso, quale formula pensi sarebbe più corretto adottare? E per quanto concerne promozioni dalla D alla C e retrocessioni dalla D in Eccellenza, quale sarebbe, a tuo avviso, lo scenario più giusto e meno “indolore” per cui si dovrebbe optare? Luca Di Modugno, cosa suggerisce di fare per chiudere la stagione nella maniera più corretta, “giusta” e meno polemica possibile?
Se alla fine fosse la Lega a determinare gli scenari conclusivi di questo campionato, penso che la cosa più giusta da fare sia promuovere in Serie C le attuali capolista, facendo retrocedere le ultime due nelle varie classifiche. Il problema sarebbe costituito più che altro da Play-Off e Play-Out e, in tal caso, cercherei di aspettare il momento più opportuno per disputare solo gli spareggi che determinino ulteriori eventuali promozioni e le altre retrocessioni. Credo che questo sia lo scenario più auspicabile, utile a fare meno scontenti possibile e soprattutto a ridurre drasticamente il rischio relativo ai contagi, disputando molte meno gare rispetto a quante se ne giocherebbero riprendendo del tutto il campionato.
Parliamo per un attimo delle dinamiche strettamente legate al campo e di quella che è stata la tua annata. Quest’anno sei stato indubbiamente tra i maggiori protagonisti tra le file della compagine gialloblù, scendendo in campo in 25 delle 27 gare ufficiali sinora disputate dalla tua squadra. Che tipo di annata è stata quest’ultima, a livello personale? Volendo produrre un bilancio rispetto alla stagione ancora in corso, come valuteresti il tuo rendimento complessivo? E riguardo gli obiettivi futuri, quali sono le aspirazioni legate proprio al proseguo della tua carriera?
Dopo sei anni di Settore Giovanile a Bari e due ad Andria, sono arrivato a Potenza. Sicuramente ho avuto una determinata impostazione crescendo nel vivaio del Bari, ma il vero salto di qualità a livello mentale l’ho fatto proprio una volta giunto a Potenza. E’ stata la prima esperienza lontano da casa, ritrovandomi in uno spogliatoio composto da straordinari professionisti: da quel momento ho visto il Calcio con un’altra mentalità e sotto una diversa luce. Ho avuto la possibilità di esordire in Serie C e ho fatto parte in pianta stabile della Prima Squadra. Si lottava per i Play-Off e ho avuto poche opportunità di scendere in campo, ma Mister Giuseppe Raffaele mi ha sempre convocato e tenuto in considerazione. Ho tuttora un rapporto splendido con tutti, ci vogliamo bene reciprocamente e porterò Potenza per sempre nel mio cuore. La scorsa estate, dopo essere stato in ritiro con loro ed aver fatto tesoro dei consigli dei giocatori più esperti, sono arrivato a Gravina, carico di speranze e grandi aspettative. Considerando che prima di quest’anno io sia stato protagonista diretto solo a livello di Settore Giovanile, credo di aver fatto una stagione molto positiva. Sono sceso in campo e da titolare in 25 gare ufficiali su 27: penso che non sia una cosa di poco conto al primo anno da Under in Serie D. A fare la differenza per il mio buon rendimento è stato sicuramente il fatto che il Mister mi abbia dato la possibilità di dimostrare il mio valore, impiegandomi in più ruoli sulla linea difensiva e concedendomi sempre grandissima fiducia. Con i miei compagni ci siamo tolti enormi soddisfazioni, come la vittoria per 3-0 a Taranto e i quattro punti soffiati al Foggia. Per quanto concerne il futuro, il mio cartellino è di proprietà del Potenza e non posso nascondere che il prossimo anno prossimo mi piacerebbe misurarmi in Serie C. L’idea è quella di giocarmi le mie carte a Potenza o magari da un’altra parte tra i Professionisti. Guardando ancora più avanti, il mio sogno è quello di riuscire ad arrivare in Serie A o in Premier League, un desiderio che mi accompagna sin da bambino. Ma è necessario andare per gradi, con umiltà, continuando a lavorare, crescere e migliorare, cullando obiettivi sempre più importanti. Sono davvero felice di questa esperienza con il Gravina. E’ stato un piacere anche incontrare nuovamente il Prof. Salvo Acella che conoscevo sin dai tempi del Settore Giovanile a Bari. Ricordo ancora quando a 10/11 anni ci faceva correre chilometri su chilometri… (ride). Quando sono arrivato qui il primo giorno non mi aveva riconosciuto, poi gli ho ricordato della mia chioma riccia di allora e si è subito ricordato di me. La soddisfazione più grande che mi sono ritagliato quest’anno, è stata senza dubbio la vittoria di Taranto. Per lo scenario, lo Stadio imponente, per l’importanza della partita, ma soprattutto per il fatto che avessi di fronte due ex compagni di Potenza, Giuseppe Genchi e Leandro Guaita. Per me era una sfida a livello personale, volevo dimostrare anche a loro di essere cresciuto tanto rispetto all’annata precedente e avevo intenzione di fare una grande partita sotto i loro occhi. Sono due ragazzi e calciatori eccezionali che stimo e apprezzo tantissimo, prima di tutto come uomini. Visto il risultato finale e la prestazione mia e di tutta la squadra, penso di essere riuscito alla grande nel mio intento.
La stagione del Gravina è stata sicuramente positiva. Con ancora otto gare da giocare, almeno sulla carta, siete oggi al settimo posto nella classifica del Girone più difficile e competitivo dell’intera categoria, con un margine di cinque punti sulla zona Play-Out. Proprio nelle ultime due gare avete fatto lo scatto decisivo in ottica permanenza e nel complesso vi siete tolti diverse soddisfazioni, come l’aver battuto formazioni come Foggia, Sorrento e Taranto. In attesa che ne si conosca l’epilogo, che stagione è stata sin qui quella della tua squadra? E il pensiero di non poter più scendere in campo per cercare di centrare un piazzamento ancor più esaltante, quanto rammarico comporta all’interno del gruppo?
La stagione della nostra squadra è stata molto positiva. Il nostro obiettivo iniziale era la salvezza in un Girone tra l’altro molto complicato e competitivo. Visto l’attuale settimo posto credo che la permanenza sia ampiamente raggiunta e, negli ultimi tempi, abbiamo cullato il sogno di arrivare a ridosso della zona Play-Off. Ogni volta che siamo scesi in campo abbiamo sempre avuto rispetto di tutti ma mai paura di nessuno. Abbiamo dato filo da torcere ad ogni avversario e ci siamo tolti delle soddisfazioni enormi battendo squadre come Foggia, Taranto e Sorrento, una formazione, quest’ultima, che dopo la sconfitta contro di noi è rimasta imbattuta per ben diciotto turni. Il nostro è uno spogliatoio fantastico, dove i più esperti hanno continuamente dispensato consigli a noi Under, dandoci una mano in tutto e per tutto, in campo e fuori. Abbiamo lavorato in un ambiente ideale, composto da persone splendide, dal magazziniere ai fisioterapisti, passando per i massaggiatori e i componenti dello Staff Tecnico. Il Mister ha tenuto tutti sul pezzo, ha valorizzato al meglio i più giovani e i risultati parlano per lui. Il pensiero di non poter più scendere in campo comporta grande rammarico in tutti noi. Ci siamo dovuti interrompere nel nostro momento migliore, reduci da due ottime affermazioni consecutive, con il morale alle stelle e con la convinzione che avremmo potuto giocarci sino in fondo le nostre chances in chiave Play-Off.
Luca, c’è un messaggio, un augurio, un auspicio, che intendi rivolgere ai tuoi compagni, ai tecnici, ai tifosi e all’intero ambiente gialloblù?
Voglio incoraggiare tutti a non smettere di rispettare le norme imposte dal Governo, per poter tornare quanto prima ad abbracciarci e correre su quel prato verde che ci fa sognare, regalandoci emozioni uniche ed indescrivibilis.
Si ringraziano Luca Di Modugno e la FBC Gravina, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.