Matteo Callegaro era già stato in maglia biancorossa nel 2016/2017, una prima stagione estremamente positiva con 30 presenze e 2 reti. Quest’anno, arrivato proprio a ridosso del primo raduno, ha saputo ritagliarsi un ruolo forse ancor più determinante di allora: 25 presenze, 4 reti in campionato, e una presenza costante e importante in mezzo al campo, questo il suo score stagionale. Un ritorno che meglio di così non poteva proprio andare. “Sicuramente un ritorno fantastico, dal punto di vista personale. Sapevo già dove andavo a lavorare, in un ambiente professionale con persone oneste, capaci e che sanno fare calcio. Sapevo già che sarei arrivato in un bellissimo ambiente, e avevo anche le certezze rappresentate dal direttore Maniero, che avevo già avuto, e da mister Andreucci, stimato e conosciuto: per me è stato davvero un ritorno felice, con la ciliegina sulla torta della vittoria del campionato. Seppur un po’ strana, ma pur sempre una vittoria incredibile”.
Che cosa ha rappresentato questa stagione? “Per me personalmente, quest’anno è stato una sorta di rilancio. Mi sono rimesso in gioco dopo una stagione complicata, avevo fatto due mesi in D e sei in Eccellenza, sono tornato con mille motivazioni ed aver vinto contro ogni pronostico è stato un orgoglio enorme per me, e poi per tutta la squadra. Eravamo in diversi ad arrivare da situazioni particolari: chi era retrocesso, chi voleva rilanciarsi, sicuramente questa rivincita per molti di noi è stata importantissima”.
Cosa ha fatto la differenza? “Nella mia piccola esperienza penso che la differenza la faccia il gruppo. Quello quest’anno è stato davvero un gruppo eccezionale, costituito prima di tutto da uomini veri, che avevano veramente fame e voglia di prendersi qualcosa nel calcio. Rispetto ad altre realtà avevamo veramente fame di prenderci qualcosa che ci era stato tolto negli ani precedenti, e che non eravamo riusciti – per tantissimi motivi – a prenderci. Un gruppo unito, di amici prima di tutto, collegato alla voglia di emergere e alla nostra qualità, ci ha permesso di dominare il campionato”.
La partita che porterà nel cuore? “La partita più bella è stata quella contro il Cjarlins Muzane: siamo andati lì, a giocare contro una squadra che sulla carta era costruita per vincere, abbiamo fatto 90 minuti a tremila all’ora, massacrandoli sotto ogni punto di vista e vincendo 4-2. Una prestazione che forse ci ha dato la consapevolezza che potessimo vincere contro chiunque in questo campionato”.