“Cosa siamo? Lavoratori o calciatori?” Inizia così un lungo post sfogo di Edoardo Vona, difensore centrale del Castrovillari che questo pomeriggio ha esternato la sua indignazione attraverso il suo profilo social “Instagram” riguardo la situazione di stallo, inerente agli stipendi, che vive la Serie D. In questo preciso momento, rispondendo alla domanda di Vona, sono spettri. Nessuno li nota. Sono diventate figure invisibili (gli atleti) che però hanno bisogno di garanzie per poter andare avanti. Soltanto fiumi di parole a favore della tutela di società, staff e calciatori ma di concreto attualmente non c’è nulla. Si brancola nel buio, alla ricerca di una soluzione. Però il rimedio va ricercato nei giorni a seguire perché di tempo non ce n’è più troppo a disposizione. “Chi garantisce i nostri diritti? – Continua Vona – Diritti che per noi sono il pane quotidiano. C’è gente che manda avanti famiglie con questo lavoro.” Famiglie con figli, che hanno bisogno di poter essere sfamati. Ci sono “colleghi – aggiunge – che si trovano in condizioni ancor più drammatiche perché non percepiscono nulla da ottobre.” Ed è singolarmente vero, purtroppo. Diversi presidenti di alcune società, legittimamente, hanno messo da parte i rimborsi di marzo, aprile e maggio: perché senza la disputa delle partite non c’è prestazione. E di conseguenza non c’è rimborso. Allora, visto che i tempi sono cambiati e il calcio pure, sarebbe il caso di adottare, da parte delle istituzioni competenti, misure salde per fronteggiare in futuro emergenze di qualsiasi altro genere perché “ad oggi noi non abbiamo nessun mezzo di tutela se non un <> che nella peggiore delle ipotesi vale come un foglio di carta senza caratteri.” Magari un “fondo di solidarietà” potrebbe essere l’opzione più plausibile. “Saremo ancora carne da macello con mille esperimenti o tutelati fino in fondo come qualsiasi lavoratore?” – conclude il difensore. Interrogativo a cui i vertici istituzionali dovranno dare feedback prontamente. Ma anche per un futuro non troppo distante.