Serie D: i play off così non servono a nulla, è un dato di fatto
Siracusa, L’Aquila, Nardò sono solo alcune delle società di quarta serie, che non vedranno premiati i propri sforzi, nonostante la vittoria dei play off.
Si è liberato un solo posto con la mancata iscrizione dell’Ancona e, come ormai confermato, sarà ad appannaggio del Milan under 23.
Un paio di considerazioni vengono naturali, per questa scelta dettata da motivi che poco o nulla, hanno a che fare con la meritocrazia.
La prima, è che piazze blasonate con un seguito di tifosi massiccio, meritino maggiore considerazione.
Quattromila, qualcuna addirittura con cinquemila presenze domenicali, non possono accettare uno smacco così forte, e cedere il passo a realtà, che giocheranno dinanzi a poche decine di spettatori.
Quali altri interessi possono essere più importanti della meritocrazia?
Inoltre, l’esborso economico di tante società che partono per vincere il campionato nazional dilettanti, è uguale, se non superiore, anche a tante società di lega pro.
E allora onestamente, perché tanti imprenditori dovrebbero continuare ad investire pur sapendo, non esista nessuna possibilità attraverso i play off per ambire al salto di categoria?
La seconda considerazione, è volta all’aspetto tecnico. Infatti, che senso può mai avere l’allestimento delle formazioni under 23, se non quello di un interesse economico?
L’esempio non può che essere rivolto alla Juventus Next Gen. Quanto ha speso negli anni la società piemontese, per sfornare i vari Yildiz, Soulè, De Winter?
E questi, sono davvero migliori dei vari Fagioli, Miretti e tanti altri ragazzi che faticano sette, o forse settantasette camice per imporsi?
Quanto spazio questi calciatori se pur bravi, hanno tolto, tolgono e toglieranno ai nostri ragazzi?
Quanti giovani calciatori italiani, appena laureatisi campioni d’Europa under 17, troveranno spazio nelle varie società d’appartenenza?
Crediamo, pertanto fortemente, che la lega nazionale dilettanti, debba trovare una soluzione volta a premiare gli sforzi delle tante società, varando un format che preveda almeno due/tre promozioni in lega pro ogni anno.
È indubbio, questa tesi è propria solo, di chi guarda il calcio, ancora con il cuore del sognatore.
Non c’è spazio per i sentimenti in questo mondo, è inutile, come inutile risulta essere la frase di circostanza ” il calcio è della gente”.
Se un giorno Siracusa, L’Aquila, Sambenedettese, Acireale, Nocerina, Chieti, Termoli, Akragas etc. etc, decidessero di non partecipare più a nessun campionato, cosa accadrebbe?
Il calcio non è della gente, ma è grazie alla gente che si mantiene, pur essendo ormai un sistema obsoleto, gestito da persone ancorate alle proprie poltrone, pronte a guerre intestine per mero interesse personale.
Buongiorno, è suonata la sveglia!