Non è previsto nessuno scossone, almeno per ora, per le quote under nel massimo campionato dilettantistico.
Il regolamento della Lega Nazionale Dilettanti, per la prossima stagione di serie D, prevede, al momento, il contemporaneo utilizzo di almeno 4 calciatori under (un classe 2003, due classe 2004 e un classe 2005).
Al momento non è prevista nessuna variazione, almeno per la stagione 2023/24. Di sicuro però la rimodulazione di questo regolamento è oggetto di studio.
L’eventuale adozione di diversa strategia avrà di sicuro, a cascata, un impatto su tutti i campionati dilettantistici regionali.
Ma la questione under, inevitabilmente, si intreccia con una necessaria e più complessa rimodulazione dell’utilizzo dei giovani calciatori nei campionati organizzati dalla FIGC.
Il calcio italiano per ritornare a livelli più consoni (ricordiamo la doppia esclusione dai mondiali, patita nelle ultime due edizioni) deve necessariamente investire nel calcio giovanile. Investimenti che porteranno notevoli benefici, se a questi giovani sarà data la giusta opportunità di mettersi in discussione ed in mostra nei campionati professionistici.
L’obbligatorietà dell’utilizzo dei giovani, che cessa con il dilettantismo, non genera che inutili, molto spesso dannose, illusioni. Infatti è l’altissima la percentuale di giovani impiegati in serie D, che poi, appena cessato lo status di under, scompaiono nel calcio regionale o sono costretti all’abbandono.
Di sicuro la materia è tortuosa. L’impiego di calciatori giovani nei campionati professionistici non può essere “limitata” ai giovani italiani. Sarebbe vietato dalle normative vigenti sul lavoro, almeno per quanto riguarda i calciatori “comunitari”.
Trovare una soluzione rapida non è semplice, ma è necessaria. Chi sa se l’istituzione di un premio “giovani azzurri”, destinato alle società professionistiche potrebbe incentivare l’utilizzo dei “nostri giovani”. Si potrebbe usare una formula simile a quella in uso in quarta serie per i “giovani di valore”. Ovviamente con cifre decisamente congrue, importanti e consistenti, per le società che utilizzano i giovani calciatori italiani. Con cifre a disposizione che possano incidere, in maneira consistente, sui bilanci dei club.
Resta di fatto che la problematica è complessa. Lo stravolgimento dell’attuale regola degli under in serie D, deve essere necessariamente inserita in una rimodulazione più vasta, orchestrata dalla FIGC. La gestione attuale dei giovani calciatori, inevitabilmente, favorisce in mercimonio perpetrato sulla pelle dei giovani atleti, alle spalle delle famiglie. La Federazione deve porre rimedio ad una tematica importante e vitale per tutto il calcio italiano e porre fine al business dei sogni dei nostri ragazzi.
F. C.