Arrivato tra gli ultimi, quasi sottovoce, ma finendo sul campo tra i protagonisti assoluti della vittoria del campionato del Campodarsego. Quella di Lucas Finazzi sembra una favola che il destino ha voluto scrivergli addosso: quando è arrivato in biancorosso era quasi fuori tempo massimo, dopo alcune stagioni travagliate doveva rifarsi, è arrivato senza grandi proclami e invece in breve tempo è diventato un pilastro della squadra. “All’inizio sono arrivato un po’ in ritardo, per me era l’ultima chance, eravamo già a ottobre, e ho avuto la fortuna di trovare per la mia ultima occasione davvero un gruppo e una società eccezionali. Subito sono riuscito ad integrarmi bene, anche fisicamente ho trovato una buona condizione, e in quel periodo abbiamo trovato anche quel filotto di vittorie che sicuramente mi ha aiutato ad avere un inserimento più facile”.
Ultima chance, perchè? “Perchè ad ottobre ero già in terribile ritardo rispetto ai miei compagni, e non è mai facile, anche provandoci, entrare a stagione in corso senza una preparazione e riuscire a rendere su buoni livelli. Essere capitato in una squadra che poi ha vinto il campionato per me è stata una grandissima fortuna”.
Crede nel destino? “Io sì, credo che ognuno alla fine qualcosa raccoglie, se ha seminato. Non basta star fermi e attendere gli eventi, ma chi si costruisce qualcosa, alla lunga credo che sarà ripagato: quest’annata mi ripaga sicuramente degli ultimi anni non facili, tra qualche guaio fisico e alcuni problemi con le società in cui sono stato”.
Cosa ha trovato a Campodarsego? “La prima cosa che mi viene in mente è il gruppo, ragazzi umili, tutti volevano dimostrare qualcosa e ci siamo riusciti. Anche i nostri “grandi”, giocatori che magari avevano calcato altri palcoscenici più importanti, ma che si sono applicati davvero con grande umiltà aiutando la squadra. Quest’annata mi lascia la gioia di aver vinto, con un gruppo di ragazzi che porto nel cuore. Il risultato finale, un simile traguardo raggiunto con una società che ci riesce per la prima volta nella storia, è ancora più importante. Il Campodarsego prima o poi ce l’avrebbe fatto, e quest’anno se l’è meritato: abbiamo sempre dimostrato durante il campionato di valere la prima posizione”.
La partita che si porta nel cuore? “Una delle mie prime, quella a Belluno, sotto la pioggia: c’era un campo su cui dovevamo fare battaglia, quella vittoria ci ha portato nei primi posti e abbiamo iniziato lì a pensare che potevamo ambire a qualcosa di importante. In quella battaglia, sotto il diluvio, si è cominciato a vedere che squadra eravamo”.