Una sola partita alla guida del Badesse, zero dubbi per la società: a guidare la squadra in D sarà Fabio Guarducci. Il tecnico toscano resta in sella alla panchina della formazione senese, per precisa volontà della dirigenza, che aveva deciso di puntare su di lui poco prima dell’emergenza Covid. Una scelta non momentanea, anzi. Il tecnico, felice della riconferma, ha parlato al sito ufficiale del club, manifestando la sua gioia di poter continuare ad allenare il Badesse.
Mister, la chiamata del Badesse l’ha sorpresa?
«Sorpreso no, soddisfatto molto. In fondo avevo fatto una sola partita e in questo mondo niente è scontato: quindi la stima della società vale tanto. I contatti però sono andati avanti per settimane, nelle quali abbiamo stabilito come muoversi per il futuro. Poi è arrivato Massimo Manganelli e per me è stato un grande incentivo. Ci conosciamo bene e abbiamo lavorato e vinto insieme».
Che valore ha per lei la presenza di Manganelli?
«Quando hai al tuo fianco persone per quali nutri rispetto e stima, tutto ti sembra più semplice. Con Massimo parliamo lo stesso linguaggio e rinnovare la nostra collaborazione anche qui a Badesse, rende la partenza in discesa. Quindi, posso essere solo contento».
Facciamo un passo indietro. Sente suo il campionato vinto?
«Non scherziamo. Io ho vinto una partita e avuto fortuna. Certo, quell’unico successo è stato decisivo. Io sono arrivato qui con l’idea di vincere il torneo, ma speravo di farlo alla penultima gara contro la Sinalunghese. Il merito della vittoria è dei ragazzi e di chi mi ha preceduto».
Come sono stati questi mesi?
«Io sono un fatalista. Lo stop ha solo privato il Badesse di un gioia totale e per me scritta dall’inizio. Il successo resterà nell’albo d’oro, ma è una mezza soddisfazione. In fondo è andata come tutti avevano previsto in avvio di stagione. La squadra era data per favorita e alla fine i conti sono tornati».
Veniamo al presente. Quanto può influire quello che abbiamo passato?
«In questo periodo serve grande attenzione. La speranza è che il peggio sia alle nostre spalle. Se questo incubo dovesse riaffacciarsi, sarebbe una disfatta anche a livello sportivo. Non ci dimentichiamo che la crisi generata dalla pandemia ha colpito molto duramente le società e le conseguenze nel mondo dilettantistico non saranno indifferenti».
In merito alla rosa, Manganelli ha parlato di un mix di giovani ed esperienza. Cosa ne pensa?
«Il sistema ‘quote’ della serie D impone determinate scelte. Io non ho mai considerato i ragazzi come una sofferenza, altrimenti diventa difficile. Gioca chi è valido, indipendentemente dalla carta d’identità. Vediamo giocatori di 18/19 anni esordire in serie A e io dovrei aver paura a lanciarli a questo livello? Io li giudico una risorsa e sono convinto di non sbagliarmi».
Crede in uno zoccolo duro dal quale partire?
«Chi l’anno scorso ha giocato e vinto con questa maglia, per me oltre alla gratificazione merita una possibilità. Poi, il mondo in questi mesi è cambiato. La stagione passata la società ha investito molto, ma ora non è il momento di spese fuori scala. In quest’ottica la scelta è di comporre la rosa con giocatori del territorio e quindi la rinuncia a cinque/sei nomi è fisiologica. Sul resto la proprietà e i dirigenti sono a lavoro per poterli mantenere. Vediamo cosa succede».
La società ha dichiarato un obiettivo. Come crede di poterlo raggiungere?
«Il percorso ancora non lo conosco. So che quel traguardo va tagliato. Nella mia carriera non mi sono mai voluto accontentare. Quando affronto le partite, parto per vincere. Se ci si fa in modo diretto, meglio. Altrimenti provo a leggere la gara da un’altra prospettiva. L’importante è che mentalmente devi essere predisposto a superare l’avversario dall’inizio. Poi, la D è un campionato imprevedibile, quindi procediamo passo dopo passo».
I Dilettanti li ha già conosciuti con la Rignanese. Vede delle differenze?
«Quelle ci sono sempre. Tutti dicono che una volta il livello era più alto. Può essere anche vero, ma adesso la conoscenza del calcio è sicuramente superiore. Gli allenatori sono preparati, i giocatori sono atleti a tutto tondo e il nostro sport è più complicato. Quindi, è più difficile avere una marcia in più. Se ce l’hai però, parti con un vantaggio non da poco».
Cosa si aspetta da questa stagione?
«Mi aspetto tanto, perché sopra di me ho persone pretenziose e ambiziose. Il problema sarebbe se fosse il contrario. Quindi, da quel punto di vista non mi preoccupo. La prima cosa è capire che squadra riusciamo ad allestire e comprendere come fare a migliorare le potenzialità dei nostri giocatori. Poi, come sempre, l’ultima parola la dirà il campo. Io spero di poter pigiare sull’acceleratore e avere a disposizione un motore che regge botta se salgono i giri».
Se potesse chiede un regalo alla società?
«Di montare tutti insieme su un treno e viaggiare sullo stesso binario. Se poi si può andare a velocità sostenuta, anche meglio»
Nel frattempo la società gli ha già confezionato il primo pacco regalo. Si tratta di Pietro Manganelli (nella foto in basso). Il calciatore senese diventa così il primo acquisto ufficiale della nuova stagione. Il difensore, classe 1993, ha disputato lo scorso campionato tra le fila dello Scandicci, in serie D. In passato, tra le altre squadre, ha vestito le maglie di San Donato, Teramo e Gubbio.