Il direttore generale del Delta Porto Tolle, Lorenza Visentini, ha commentato la situazione del mondo dilettantistico, in particolar modo della Serie D, queste le sue parole a “Rovigooggi.it”:
“Purtroppo questo stop comporta molte conseguenze negative come le retrocessioni delle ultime classificate, ovvio che fa piacere e ci complimentiamo con chi a fine febbraio era prima e per merito sportivo ha conquistato la promozione, ovvio che dispiace per chi paga troppo caro con una retrocessione immeritata perchè con 11 partite ancora da giocare poteva succedere di tutto. Probabilmente una soluzione poteva essere dare un vantaggio o svantaggio in punti nel prossimo campionato a chi si era qualificato nei playoff e nei playout. Ovvio che poi con le retrocessioni della Lega Pro ci si ritroverebbe poi con tutti gironi da 20 squadre”. “Io spero che la nuova stagione possa partire perché questo significherebbe che siamo riusciti a superare l’emergenza sanitaria. Poi quando e come sono domande a cui si fa fatica a rispondere. Sulla riforma che sembra stia circolando in Figc non posso dire molto anche perché le notizie che arrivano sono più chiacchiere che informazioni da fonti certe. Mi viene da sorridere perché il Delta in questi anni è retrocesso con un decimo posto per la riforma che ha cancellato la C2 e ora potrebbe vedere un’altra riforma strampalata. A mio avviso ci sono alcuni punti che non mi sono molto chiari. Per esempio, da quanto si vocifera rimarrebbero professioniste solo la serie A, la serie B composta da due gironi. Mentre dalla C in giù tutto diventerebbe dilettantismo o semi professionismo. Quindi la C o D élite perderebbe qualsiasi tipo di contributo e i giocatori qualsiasi tipo di garanzia perché non avrebbero più un contratto di lavoro da giocatore professionista ma tornerebbero al vecchio rimborso spese dei dilettanti. Quindi oltre ad avere già 169 squadre circa di serie D che continuano ad essere trattate come dilettanti, anche se dilettanti non sono, ne avremmo ulteriori 60 di d élite. Io spero siano tutte chiacchiere perché una riforma simile non aiuta il calcio dilettante, quello che non vive di diritti tv, non aiuta i settori giovanili, non aiuta le società e non tutela i calciatori. La riforma a mio avviso dovrebbe partire dal basso, dovrebbero cominciare ad aiutare i settori giovanili dando contributi per l’inserimento di figure professionali, e valorizzare il lavoro fatto nei settori giovanili seri. La serie D è diventata solo un serbatoio di under a disposizione delle categorie superiori, ne viene imposto l’utilizzo con le regole dei giovani obbligatori così che i professionisti possano visionarli per una o più stagioni e poi portarli, se interessanti, nelle loro società e se non all’altezza dimenticarli tra i dilettanti. Sono ragazzi che spesso lasciano gli studi per seguire il loro sogno perché ci sono allenamenti tutti i giorni, sogno che però in tre anni può diventare un incubo e farli ritrovare senza nulla. Spero che se ci sarà una riforma parta dalla giusta valorizzazione del nostro patrimonio di giovani. Occorre investire alla base e non all’apice”.