A tutto Longo: una chiacchierata con l’attaccante della Turris e capocannoniere del girone G. Durante la diretta Instagram sul profilo della nostra redazione, Fabio Longo ha sviscerato aneddoti curiosi, ha raccontato la sua evoluzione come calciatore e i momenti più importanti della sua carriera.
Un girone G dominato e una promozione conquistata meritatamente. Però l’euforia della vittoria lascia spazio e si mescola anche con un po’ di rammarico per come si è conclusa la stagione?
“Eravamo partiti con l’obiettivo della Lega Pro e lo abbiamo raggiunto. Abbiamo dimostrato a tutti, giornata dopo giornata, che questa promozione ce la siamo meritata sul campo: i 61 punti in 26 gare sono il biglietto che ci garantiranno il prossimo anno di disputare la Serie C. Purtroppo il rammarico c’è perché avremmo voluto festeggiare la vittoria sul campo e con i nostri tifosi, ma la gioia di aver riportato la Turris nella categoria che più merita è nettamente maggiore.”
65 reti in 26 partite e miglior attacco del girone, 24 reti incassate e seconda miglior difesa, 18 gol tu e 14 Alma, 11 assist per Aliperta… Insomma, numeri sontuosi.
“Se dobbiamo parlare di numeri e statistiche sicuramente non è stato il singolo a fare la differenza ma il collettivo. Siamo riusciti a fare qualcosa di fenomenale. Allo stesso tempo sono orgoglioso di aver contribuito ampiamente alla vittoria del girone grazie ai miei 18 gol.”
Quest’anno è stato il tuo battesimo nel girone G: impressioni?
“A dir la verità mi ha sorpreso in positivo. Tutti mi dicevano quanto fosse semplice questo girone e invece sul campo è tutto diverso. Qualitativamente è un raggruppamento importante, il migliore di quelli in cui ho giocato.”
Era il 17 febbraio quando il Mantova perdeva la sua partita contro il Franciacorta e voi vincevate per 6-1 contro il Budoni diventando dalla A alla D l’unica squadra imbattuta. Il record lo consideravate come una spada di Damocle che pendeva sulla vostra testa oppure un orgoglio?
“Sicuramente un vanto perché vedere che eravamo l’unica squadra dalla A alla D ad essere imbattuta non poteva non creare sentimenti di euforia in noi. Questo record non l’abbiamo considerato come una spada di Damocle perché non ci ha provocato nessuna ansia o pressione: pensavamo soltanto a fare bene partita dopo partita.”
C’è stato un momento durante il mercato estivo in cui hai titubato nella scelta della prossima destinazione o del rinnovo? Le avance di formazioni di Lega Pro ci sono state e addirittura il mirino su di te lo aveva puntato il Palermo.
“Le offerte non sono mancate, anche da squadre di C che avevano importanti ambizioni. Sono rimasto lusingato dall’interessamento del Palermo: i rosanero hanno attuato un pressing di dieci giorni in cerca di una risposta affermativa da me. Però, avevo già dato la mia parola alla Turris e poi volevo portare a termine l’obiettivo di ridare alla città di Torre del Greco la categoria più meritevole.”
La Turris chiama, il Liverpool risponde. Quando un’amichevole con i Reds?
“A febbraio il presidente Colantonio ha inviato una lettera al Liverpool ricevendo anche una risposta. Sicuramente se la suggestione dovesse diventare realtà in futuro per noi sarebbe un qualcosa di inimmaginabile. Giocare, seppur un’amichevole, contro una formazione così blasonata a livello europeo, con campioni del calibro di Manè, Salah e Firmino, per citarne alcuni, avrebbe dell’incredibile: sarebbe un ricordo da tramandare di generazione in generazione. Sarà impossibile dimenticare questo evento. Per ora è soltanto un sogno nel cassetto.”
Anche lo scorso anno la Turris aveva offerto prestazioni altisonanti però la potenza di fuoco del Bari era nettamente superiore. Avete comunque conservato nel doppio scontro con i galletti l’imbattibilità, uno vanto non da poco.
“Certamente. Per noi è stata comunque una stagione importante perché abbiamo dimostrato le nostre qualità ad una squadra come il Bari che con la Serie D non c’entra nulla.”
Frattese-Gladiator della stagione 2016/2017: ci racconti cosa accadde a fine partita?
“Feci una tripletta e alla fine della partita l’arbitro si avvicinò a me e mi disse
Con Immobile avete un amico in comune natio di Frattamaggiore, ovvero Lorenzo Insigne. Ci racconti com’è nata la vostra amicizia?
“E’ nata molti anni fa. Ci ritrovammo a frequentare gli stessi luoghi e di conseguenza diventammo amici. Per me lui è un giocatore fantastico, merita tutto il meglio perché è forte sia tecnicamente che mentalmente.”
63 gol in tre stagioni con la Frattese non sono stati sufficienti per il salto di categoria tra i professionisti. Nell’annata 2015/2016, più delle altre, il sogno era alla vostra portata ma…
“Purtroppo, è mancata l’esperienza. Eravamo quasi tutti agli albori delle nostre carriere. Ci siamo arrivati molto vicino alla promozione ma alla fine abbiamo peccato un po’ troppo commettendo alcune leggerezze evitabili. Oggi mi ritrovo alla Turris con un gruppo di compagni che erano con me alla Frattese: si nota tantissimo il passo in avanti fatto da quella stagione in poi.”
La tua carriera è iniziata da esterno offensivo e soltanto negli ultimi anni è avvenuto il cambio tattico ad attaccante centrale. E di conseguenza sono aumentate le reti. C’è una figura promotrice del cambio oppure è stata una tua decisione?
“L’ultima mia stagione da esterno fu quella della promozione con il Savoia. Mi offrirono un posto tra i professionisti ma rifiutai perché decisi di andare alla Frattese perché mi volle mister Teore Grimaldi: proprio lui mi chiese se volessi cambiare ruolo e diventare una prima punta. Non avevo mai giocato prima di allora come centravanti puro, fu una scommessa. Per fortuna fu vincente perché feci 21 gol e vinsi il premio di capocannoniere. Da lì in poi è stata una scalata incredibile: per me segnare è un motivo di orgoglio, l’attaccante ha il compito principale di buttarla dentro.”