In un momento così particolare e doloroso che ha colpito la Nazione, non è facile parlare di calcio giocato: la Redazione di TuttoSerieD, ha intercettato uno dei protagonisti del Girone E, Manuel Panini, esperto difensore del Flaminia per capire il suo punto di vista in merito a questa situazione: “I pensieri sono quelli che accomunano un po’ tutti, dello spavento per una cosa che non abbiamo mai vissuto, anche a livello economico e questo crea molte ansie. C’è l’incertezza di quello che sarà: sono due cose che vanno di pari passo. Fuori da ogni dubbio che la salute è una delle cose più importanti”.
RIPRESA – “La mia idea da calciatore: sarei un folle nel dire se si dovesse ricominciare, io non voglio farlo. Naturalmente io anche nella speranza di portare a termine la stagione e quindi percepire lo stipendio, io sarei propenso qualora il problema medico-sanitario fosse risolto. Quello che ho detto a più riprese, era una provocazione, nel senso: ‘Perché siamo arrivati a quasi due mesi dalla fine del campionato e ancora non siamo riusciti a capire che cosa ne sarà di noi’. Cioè, se le disposizioni mediche sono quelle, penso che per noi sarà difficile riuscire ad avere la stessa linea guida della Serie A. Se fossi il presidente della Lega, mi preoccuperei oltre alla ripresa del campionato, cercherei di battermi sulla questione degli stipendi dei calciatori. Se le regole che stanno mettendo, sono quelle che abbiamo sentito, per noi della Serie D sarà difficile. E nessuna ha la bacchetta magica, perché ci troviamo di fronte a qualcosa di straordinario”.
STIPENDI – “Non si può definire una categoria dilettante se questa ha gli stessi impegni identici al professionismo. Lo ripeto da sempre: ci alleniamo 5 giorni a settimana, poi facciamo la doppia seduta il mercoledì, i ritiri estivi che durano 20 giorni, abbiamo gli impegni di Coppa Italia, trasferte chilometriche, e ovviamente la partita la domenica. Come è possibile che oggi siamo ancora inquadrati come delle persone che vanno al campo e fanno il calcio per hobby. Se mi dovessi cercare un altro lavoro, non potrei trovarlo, in quanto così facendo smetterei col calcio. Non sarebbe meglio, rendere i contratti semi-professionistici? Dare una maggiore tutela a noi. Il rischio pesante è per tutti: per i presidenti che hanno alle spalle un’azienda ed è normale che questa crisi abbiamo ‘investito’ anche loro… oltre che per noi calciatori che rischiamo di dover cercare un altro lavoro. Io penso, che se ci sono calciatori che non percepiscono lo stipendio da gennaio, come fa un padre di famiglia ad andare avanti. Questa è una categoria bella da vedere, che ha un seguito importante soprattutto negli ultimi anni. Il rischio non è solo per le società, considerando una mancata iscrizione il prossimo anno. Per sei giorni a settimana siamo impegnati col calcio. Come faccio ad avere un’altra entrata? Bisogna ammettere che esista una categoria di calciatori che non è fortunata come quelli di Serie A o B, e va dalla Lega Pro all’Eccellenza. Bisogna rivedere la situazione: o si trasforma la Serie D in una categoria di dilettanti, con allenamenti tre volte alla settimana e con maggiori possibilità di trovarsi un lavoro. Se si continua ad avere lo stesso iter in Serie D, bisogna cambiare l’inquadratura di un contratto di un calciatore. Noi che abbiamo un contratto che prevede la prestazione o un rimborso spese, ai fini presidenziali non esistiamo proprio e purtroppo in Italia non si ha il coraggio di fare cambiamenti. C’è il forte rischio che il 30-40% sparisce. In questo vorrei elogiare quelle società che in questa crisi devastante hanno già deciso di mantenere fede ai propri impegni economici e qui nel Lazio ci sono tanti esempi. Allo stesso tempo, però, ci sono quei presidenti che hanno deciso non pagare e per me sono quelle classiche persone che se non si raggiunge l’obiettivo… salta qualche stipendio ai calciatori. Così fare calcio è troppo facile. In questo momento la speranza è una sola: che si ricominci a giocare per tutti quei calciatori che purtroppo hanno dei presidenti che non pagheranno più un centesimo. Qui si tratta di salvaguardare la propria vita. Siamo arrivati a due mesi e non sappiamo di che morte dobbiamo morire: mi auguro che la Lega prenda in mano la situazione, perché questo clima di incertezza non ci fa bene”.
STAGIONE – “Noi siamo partiti per puntare alla parte alta della classifica, poi abbiamo avuto diversi infortuni soprattutto i due attaccanti più rappresentativi: Nohman e Boldrini. Durante l’anno abbiamo un po’ steccato, e se dovesse finire così, abbastanza normale visto che siamo in posizione medio-bassa in classifica. Sicuramente avremmo potuto fare molto di più. A me non piace elogiarmi, ogni anno è una sfida e comincio ad avere un’età che calcisticamente mi definisce vecchio. Sono contento di me stesso e ogni presenza che strappo è una vittoria, e dietro c’è un grande lavoro”.
MESSAGGIO – “L’invito lo faccio per i miei tifosi, ma anche per i miei colleghi: non bisogna mollare, è un momento particolare e difficile. Ognuno di noi ha scelto di fare questo mestiere da bambino, non oso immaginare i sacrifici fatti e questo non può essere cancellato da un virus. Bisogna stare calmi, avere la certezza e la forza dentro di noi che si riprenderà, sarà tutto più bello e si apprezzeranno quei particolari che prima ci facevano storcere un po’ il naso. Ai tifosi semplicemente che si riprenda prima possibile con la speranza di vederci presto allo stadio”.
Ringraziamo Manuel Panini e l’ufficio stampa del Flaminia per la disponibilità e cordialità mostrata ai nostri microfoni.