In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, il tecnico della Fidelis Andria, Giancarlo Favarin.
Il 61enne Allenatore toscano, al timone della formazione biancazzurra per l’intera Stagione, fatta eccezione per sei gare disputate tra inizio novembre e metà dicembre scorso, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Mister, innanzitutto le chiedo come sta vivendo questo periodo così drammatico e triste che sta vivendo l’intera nazione. Quali pensieri l’accompagnano in un momento storico così difficile per il nostro Paese?
Ciò che sta accadendo nel mondo, deve farci pensare e riflettere. E’ un momento in cui, il Calcio, deve passare in secondo piano e il mio primo pensiero lo rivolgo a chi sta soffrendo a causa di questa pandemia e ha subito dei lutti familiari. Ogni giorno siamo attenti agli sviluppi di una situazione di emergenza, che ha messo in ginocchio il mondo intero. In Italia si contano già dei danni incalcolabili, soprattutto in relazione al numero di vittime e di contagiati sparsi per la nazione. E’ una fase difficilissima ed è, per certi versi, come essere in guerra. Non possiamo far altro che essere rispettosi delle indicazioni che ci sono state impartite dal Governo, sperando di uscire da questo dramma nel più breve tempo possibile.
Appare purtroppo scontato che, a seguito della pandemia in atto che ha messo in ginocchio il Paese e l’intera economia nazionale, anche il Calcio, specie quello dilettantistico, andrà incontro ad una grave crisi economica. Nelle ultime settimane si è riscontrato una paura diffusa nel 90% degli addetti ai lavori, appartenenti al vastissimo mondo dei Dilettanti: la paura di non percepire lo stipendio chissà fino a quando, unita all’ulteriore timore che molte Società scompaiano del tutto, a causa dell’abbandono di molti Presidenti, che dovranno salvaguardare prima di tutto i propri interessi lavorativi e le rispettive aziende. È una preoccupazione legittima a suo avviso? Esiste questo rischio concreto, oppure No?
Quando in queste categorie vengono meno determinati sponsor e quei minimi introiti derivanti dal botteghino, è normale andare in difficoltà. Stiamo vivendo una situazione in cui, quasi tutte le società di Serie D, ma anche gran parte di quelle di C, stanno facendo veramente fatica. In una fase così delicata, è comprensibile che ci possano essere dei Club dilettantistici che non sappiano come fare per rispettare i propri impegni. Altrettanto comprensibile, è la preoccupazione manifestata da parte della maggioranza dei tesserati appartenenti a questa categoria, che non possono permettersi di non percepire due, tre o più stipendi. In questo momento, non si può far altro che appellarsi al buon senso dei Presidenti e delle società in genere, auspicando che vogliano quantomeno trovare un accordo con i rispettivi tesserati, per poter garantire loro una minima retribuzione, senza che gli stessi Club rischino il tracollo. Mi dispiacerebbe molto se da questa situazione, a rimetterci, fossero solo i Calciatori, i tecnici e i vari collaboratori. I tesserati penso siano i primi a voler andare incontro alle società pur di essere retribuiti, senza che ciò determini conseguenze gravi e ingestibili per i Club. L’unione d’intenti, allo stato attuale, credo sia fondamentale. Detto questo, non posso non sottolineare il comportamento della nostra società, che ha rispettato ogni impegno finché si è scesi in campo e fino al momento in cui la stagione si è interrotta. Una condotta che non hanno adottato tutte le varie società, e quindi penso sia doveroso attribuire i giusti meriti alla proprietà. Adesso non resterà che attendere di sapere come evolverà la situazione con riferimento al campionato, e poi sono certo che si troverà la soluzione più opportuna nel rispetto di tutti.
Nello specifico, quali pensa possano essere le soluzioni più adeguate per salvaguardare l’intero movimento? Crede che un sostegno concreto e cospicuo da parte del Governo possa bastare per ridurre gli effetti futuri che si immaginano devastanti di questa pandemia?
Penso che un sostegno concreto da parte del governo sia determinante per poter ripartire e, soprattutto, per permettere alle società, e a tutta la categoria, di avere un futuro. La possibilità di veder scomparire numerose realtà, è purtroppo assai concreta e questo è uno scenario che bisognerà cercare di evitare proprio andando incontro ai Club più in difficoltà. Personalmente, sono più preoccupato in prospettiva futura, piuttosto che per il presente e per il finale di quest’annata. Non si può rischiare di condizionare pesantemente anche la prossima stagione, e penso sia necessario che il Governo trovi un modo per dare sostenibilità al nostro movimento. Parliamo di una categoria vastissima, a cui appartengono migliaia di addetti ai lavori, che vanno avanti molto spesso grazie ad uno stipendio minimo, senza il quale non saprebbero davvero come sopravvivere. Bisogna fare una netta distinzione tra il Calcio professionistico e quello dilettantistico. Cifre, guadagni, sponsor, tutele e garanzie contrattuali, sono semplicemente imparagonabili, e certamente, chi pagherà gravi conseguenze da tutta questa situazione, saranno proprio i tesserati che giocano e lavorano per società di Serie D e di categorie inferiori.
Riguardo alla Stagione calcistica, continuano a susseguirsi pareri molto discordanti tra loro. Alcuni addetti ai lavori sono fermamente convinti che quest’annata sia definitivamente conclusa, altri sperano si possa in qualche modo portare a termine ed altri ancora, che pensano che completarla regolarmente sul campo sia l’unica strada percorribile. Qual’è il suo pensiero a riguardo? Lei crede che sia ancora plausibile attendere di ritornare in campo? O pensa che non ci siano più i presupposti per una ripresa?
La mia volontà è quella di finire la stagione sul campo, ma sono perfettamente consapevole dei tanti ostacoli che lo impediscano. Quando si contano 400/500 decessi al giorno, è difficile pensare che sia vicino il momento di una ripresa dell’attività agonistica. Non so neppure quale protocollo sanitario potremo mai adottare per stare totalmente tranquilli. Ci sono realtà di Serie A che fanno enorme fatica a dare garanzie in questo senso, immaginiamoci cosa possa significare nelle categorie inferiori, specie tra i Dilettanti. Io sarò sempre dell’avviso che i verdetti li debba stabilire il campo, dentro di me continuo a sperare che presto ci siano i presupposti per riprendere regolarmente, però, mi rendo conto che siamo nel bel mezzo di un’emergenza planetaria, in cui possono concretizzarsi anche le soluzioni meno auspicabili. Francamente, è impensabile che la situazione migliori nel giro di poco tempo e, per questo, sono sempre più convinto che alla fine toccherà alla Lega determinare il finale di questa stagione. Ciò che mi fa essere pessimista, più di ogni altra cosa, è proprio l’impossibilità di attenersi a determinati protocolli sanitari. Certe precauzioni e specifici controlli, sarebbero pochissime società a poterseli permettere e nessuno di noi accetterebbe mai di tornare in campo, mettendo a repentaglio la propria incolumità.
Qualcuno ha detto che la Stagione potrebbe risultare “falsata”, sia in caso di chiusura anticipata, andando incontro a dei verdetti a tavolino che inevitabilmente non accontentino tutti, sia in caso di ritorno in campo dopo una inattività così lunga, con il rischio di vedere affrontarsi Calciatori senza il giusto spirito, senza la dovuta serenità mentale e con una freschezza atletica non adeguata per competere a certi livelli. Lei, con la sua Fidelis Andria, è particolarmente interessato da questo tipo di discorso. Al momento sareste la prima squadra dentro un’ipotetica griglia Play-Out, con un margine di quattro punti sul penultimo posto. Credete o sperate di poter tornare in ogni caso in campo, per completare regolarmente il Campionato? Oppure avete in testa un altro tipo di scenario conclusivo, che auspicate venga concretizzato dalla Lega?
Tornare in campo è in assoluto ciò che più auspichiamo io e i miei ragazzi, al di là di quando ciò possa accadere. Come detto, sarebbe triste che il destino sportivo di ognuno di noi, venisse stabilito a tavolino. Resto pessimista rispetto ad una ripartenza del campionato per i motivi che ho appena illustrato, ma ci sono anche altre criticità da tenere eventualmente in considerazione in ottica ripresa. Innanzitutto, dovrebbe esserci concesso di allenarci almeno due o tre settimane prima di tornare a disputare delle gare ufficiali. La condizione dei calciatori non sarà mai come quella di prima dello stop, e in questo senso, capisco chi parli di torneo “falsato” in caso di ripresa, anche se, personalmente, non mi piace utilizzare questo termine. Più che altro, ci sarebbero degli squilibri piuttosto netti dal punto di vista tecnico e dei risultati. Situazioni anomale, nelle quali, anche le formazioni più forti e attrezzate, potrebbero andare in difficoltà. Dovessimo ripartire, tanti scenari apparentemente già delineati, potrebbero essere del tutto stravolti. Ecco perché penso che non sarà comunque un finale logico, sia che si torni in campo, sia nell’eventualità in cui fosse la Lega a determinare il finale di stagione. In questo senso, è davvero difficile sbilanciarsi per ipotizzare uno scenario, piuttosto che un altro. Chiudendo anticipatamente, le prime riterranno giusta una promozione diretta, altre realtà auspicheranno il blocco delle retrocessioni, altre ancora, la sola disputa di Play-Off e Play-Out: si fanno tante ipotesi, plausibili o meno che siano. Io non saprei davvero come comportarmi e non vorrei mai ritrovarmi nei panni di chi dovrà decidere. So che comunque vada, sarà inevitabile che qualcuno resti scontento e insoddisfatto. Sicuramente ci saranno squadre che si vedranno oltremodo penalizzate, anche se, è auspicabile che si vada presto in una direzione ben precisa, senza protrarre oltre questa situazione di stallo e di incertezza insostenibile.
Non posso chiudere senza prima chiederle un giudizio sulla Stagione della Fidelis. E’ innegabile che le aspettative iniziali fossero differenti. Avete concretizzato un percorso abbastanza altalenante, caratterizzato dall’avvicendamento in panchina tra lei e Raimondo Catalano, durato lo spazio di sole sei partite. Considerando gli obiettivi di partenza e le varie vicissitudini affrontate durante l’anno, come giudica nel complesso la Stagione della sua squadra?
Penso che sia stata una stagione decisamente in chiaroscuro. Ad Andria, un campionato del genere, non se lo aspettava nessuno. Sapevamo che le aspettative iniziali fossero alte, pur collocati in un Girone difficilissimo, sicuramente il più complicato e competitivo dell’intera categoria. All’inizio eravamo convinti di aver allestito un organico che potesse collocarsi stabilmente tra le prime cinque. Poi però, si sono terribilmente complicate le cose nel momento in cui i risultati faticavano ad arrivare. Forse si pensava che qualche giocatore potesse anche rendere diversamente, ma durante l’anno abbiamo affrontato problematiche di vario genere, dovute principalmente allo scarso rendimento. Più si andava avanti e più aumentavano le pressioni di una piazza gloriosa, appassionata e comprensibilmente esigente. Una circostanza, questa, di cui forse alcuni calciatori hanno risentito mentalmente. Al mio ritorno nel mese di dicembre, sono di fatto cambiati gli obiettivi di partenza. Abbiamo maturato l’idea che dovessimo lottare per salvarci e non più per posizioni di alta classifica. Da quel momento, è iniziato per noi un altro campionato. La rosa è stata rivoluzionata, c’erano dei giocatori da far tornare in condizioni ottimali e tanti meccanismi da registrare col tempo, giocando la domenica. Ultimamente stavamo facendo abbastanza bene, nonostante continuassimo a palesare un rendimento un po’ altalenante. Devo dire che lo stop è arrivato paradossalmente nel nostro momento migliore. Fermarci ci ha penalizzato tantissimo. Dopo la bella vittoria con il Città di Fasano, eravamo pronti per un finale in crescendo. Poi, è accaduto quello che tutti sappiamo e per noi si è materializzata l’ennesima circostanza sfortunata.
Facendo un’analisi dell’intero percorso da voi concretizzato sino al 1º di Marzo, che spiegazioni si è dato rispetto alla tipologia di Stagione alla quale siete andati incontro, in maniera del tutto inaspettata?
Riguardandomi indietro, penso che la gara d’esordio abbia stravolto un po’ tutto. Quel tracollo sul campo della Gelbison è stato determinante. Siamo scesi in campo con presunzione e siamo stati quasi ridicolizzati sul terreno di gioco. Da quel giorno abbiamo perso tutte le certezze che pensavamo di aver costruito nel precampionato. Da lì abbiamo continuato a non far bene, complice anche un calendario difficile. Quando poi ci siam rimessi in riga ed eravamo ad un passo dal secondo posto, abbiam perso in maniera inspiegabile contro il Grumentum, perdendo nuovamente la bussola e inanellando una serie di risultati molto negativi. Tutto quello che è accaduto dopo, ha condizionato non poco il nostro percorso. Siamo tutti dispiaciuti e rammaricati per non aver reso come ci si aspettava. Quello che posso assicurare è che, se riprendesse il campionato, tutti daremmo il massimo affinché la Fidelis possa chiudere nel migliore dei modi quest’annata molto particolare, non solo a causa della pandemia che ha segnato drammaticamente la stagione. Non posso neanche quantificare il mio livello di attaccamento verso questa piazza. Alla mia prima esperienza qui, vincemmo un campionato dopo tanti anni, in modo quasi inaspettato, dopo un percorso straordinario. In seguito, siamo stati protagonisti di due anni di Serie C di alto livello, sfiorando anche i Play-Off e poi ci sono tornato quest’anno, con l’idea di concretizzare ancora qualcosa di importante. Purtroppo pero, la serie di vicissitudini a cui ho appena fatto riferimento, ci ha fatto disputare una stagione ben al di sotto delle aspettative. Non posso pensare di rovinare tutto e non portare la Fidelis almeno a mantenere la categoria. Che sia attraverso il campo, o tramite dei verdetti a tavolino, questa squadra deve come minimo restare in Serie D. Se ci daranno la possibilità di giocare le ultime otto partite, io e i miei ragazzi, faremo l’impossibile pur di centrare questo obiettivo. I giocatori stanno portando avanti un lavoro atletico personalizzato, che ognuno riesce a svolgere negli spazi di cui dispone. Cerchiamo di stare quanto più pronti possibile, mentalmente e fisicamente, nel caso in cui ci chiedessero di tornare in campo, magari anche in estate inoltrata. Un’ipotesi remota dal mio punto di vista, però è giusto restare pienamente sul pezzo, anche perché dovremmo essere nelle condizioni di dare più del massimo, per raggiungere sul campo la permanenza in questa categoria.
Mister, c’è un messaggio, un auspicio o un augurio che intende indirizzare ai suoi ragazzi, al Club, ai tifosi e a tutto l’ambiente biancazzurro?
Auguro a tutti, indistintamente, di star bene e di uscire da questa triste situazione al più presto possibile. Spero di poterci rivedere a breve, per abbracciarci e tornare allo Stadio, per stare vicino alla Fidelis quanto e più di prima.
Si ringraziano Mister Giancarlo Favarin e la Fidelis Andria, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.