In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, l’attaccante dell’Alfonsine, Riccardo Innocenti.
Il centravanti romagnolo classe ’74, autentico highlander dei Bomber di Serie D, con alle spalle numerose esperienze importanti tra i Professionisti, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Riccardo, l’intera nazione sta vivendo un periodo storico drammatico, probabilmente senza precedenti. Costretti a stare chiusi nelle proprie abitazioni, anche i Calciatori, professionisti e dilettanti, hanno dovuto cambiare radicalmente le proprie abitudini quotidiane. Personalmente, come stai vivendo questo momento così delicato? Qual’è il tuo pensiero rispetto a ciò che attualmente stia avvenendo nel mondo?
E’ una situazione particolarmente difficile, che credo ci porteremo dietro per tanto altro tempo. La circostanza che ci vede porre di continuo delle domande a cui è impossibile dare una risposta, fa riflettere molto. Per fortuna, ultimamente, si sta affrontando il problema con maggiore fiducia, e forse, comincia ad intravedersi un po’ di luce. Anche in Italia sembra essere passata la fase più critica e devo dire, che gli abitanti del Sud, a dispetto di quanto si sia ipotizzato all’inizio dell’epidemia, hanno messo in atto una condotta esemplare. Lo dico con orgoglio, da italiano, e da amante della parte meridionale della penisola. Sono molto fiducioso per il prossimo futuro e, per usare il gergo calcistico, direi che siamo in vantaggio per 1-0 all’80’ di una partita, in una situazione in cui, se si abbassa la tensione, si può perdere 2-1 o 3-1, ma se si naviga a vista e non ci si permette delle leggerezze, si può portare a casa il risultato. Io vivo con la mia famiglia in una zona residenziale collinare, tre chilometri fuori Urbino. Qui la situazione è più tranquilla rispetto ad altre zone delle Marche, e anche ad Alfonsine si sta gestendo il momento con relativa serenità. Mio fratello e tutti i miei affetti stanno bene e questo è ciò che conta più di tutto. Durante il giorno, nei limiti del consentito, cerco di allenarmi, sfruttando gli spazi esterni di cui dispongo. All’interno del mio garage, ho ricavato una piccola palestra e ho creato una sorta di mini-campo in sintetico, dove gioco a calcio-tennis con mio figlio, o a pallavolo con mia figlia. Tutti insieme, si fa il possibile per affrontare la quarantena nella maniera più positiva e spensierata possibile.
Col passare dei giorni, sembrano sempre più alte le probabilità che la Stagione calcistica sia giunta al termine anzitempo. Quel che appare evidente, è che continuino a non sussistere le condizioni sanitarie, tecniche, mentali e non solo, per riprendere l’attività agonistica in tempi brevi. Qual’è il tuo punto di vista in questo senso? Credi che effettivamente non ci sia più la possibilità di scendere in campo? O pensi che sia ancora legittimo sperare che si possa concludere la Stagione, scendendo in campo entro il 30 Giugno o magari anche in estate inoltrata?
Il mio pensiero di oggi è lo stesso di quando tutta questa storia è cominciata, andando incontro alle prime limitazioni. Non penso che si sia ancora arrivati ad una fase in cui ci si possa permettere di anteporre qualsiasi cosa alla salute di ogni cittadino. La salvaguardia della nostra incolumità deve rimanere una priorità assoluta e, per questo, è giusto che il Calcio venga in secondo piano. E’ un discorso che mi permetto di fare comprendendo tutte le categorie, dalla Serie B in giù. So benissimo che la Serie A costituisca un mondo a parte, dove sia paradossalmente legittimo parlare di ripresa a breve termine. Ci sono interessi economici incredibili in gioco, ma soprattutto, le società avrebbero la possibilità di attenersi a qualunque protocollo, disponendo di macchinari, strutture e medici qualificati. Una ripartenza a quel livello è pianificabile, nonostante i mille rischi ancora troppo concreti. In tutte le altre categorie, al contrario, penso francamente che non ci siano i presupposti per ripartire a breve-medio termine. Parlo per la B e la C, dove sarebbero pochissimi i Club in grado di gestire una ripresa a certe condizioni. Tra i Dilettanti, invece, credo non sia neppure da prendere in considerazione l’ipotesi di completare la Stagione sul campo. La speranza di tutti noi calciatori, è ovviamente quella di portare a termine questo campionato, ma realismo e senso di responsabilità, ci fanno aprire gli occhi e rendere conto che ciò sia quasi impossibile. Sono e saranno infinite le problematiche da affrontare. Tante realtà, specie al Nord Italia, sono giustamente proiettate al futuro e in un domani dove, per prima cosa, si smetta di fare la conta delle vittime e si torni tutti alla piena normalità. Il nostro Girone, è stato forse quello geograficamente più colpito dal virus. Chiedere a giocatori e tecnici, collocati in alcuni contesti drammaticamente colpiti dalla pandemia, di riprendere a breve gli allenamenti, sarebbe davvero un’assurdità. Saremo costretti a vivere a distanza sociale chissà ancora per quanto, con indosso guanti e mascherine protettive. Si parla di riaprire le scuole a Settembre, distanziando gli alunni di due metri, facendoli andare a lezione con mille accorgimenti e in alternanza mattutina e pomeridiana: come si può chiedere a degli atleti che militano tra i Dilettanti, di tornare ad allenarsi già tra qualche settimana, giocando a stretto contatto l’uno con l’altro? E’ fuori da ogni logica e sono sempre più convinto che, eventualmente, a ripartire regolarmente, potrà essere solo la Serie A. Penso che sia da scartare del tutto anche l’ipotesi di una ripresa in piena estate: in quel caso, tornare in campo, equivarrebbe ad una vera e propria farsa. Metteremmo in scena una specie di “Torneo della montagna” senza alcun senso e criterio, specie se ci venisse chiesto di disputare nove gare nello spazio di poco più di un mese, giocando ogni tre giorni, privandoci anche di allenarci durante la settimana. Senza contare le conseguenze che scaturirebbero nell’eventualità in cui, una volta ripreso, venisse fuori un caso di positività di un qualunque addetto ai lavori: sarebbe inevitabile un ulteriore lungo stop, almeno nel Girone di appartenenza. Chi mai si potrebbe assumere una simile responsabilità? Piuttosto che andare incontro a questo genere di scenari, sarebbe il caso che ce ne facessimo una ragione, abituandoci all’idea che la stagione si sia chiusa già da tempo.
Allo stato attuale, oltre alle legittime preoccupazioni dovute alla pandemia in corso e al dispiacere di non poter più eventualmente competere sul campo per i rispettivi obiettivi, la “paura” più grande che accomuna i Calciatori, specie quelli militanti in categorie dilettantistiche, è quella di dover fare i conti con le difficoltà economiche derivanti da questo dramma socio-sanitario. Sono in tantissimi a non percepire lo stipendio da molto tempo, vivendo nell’incertezza più totale. Cosa senti di dire a questo proposito? È davvero così grande e diffusa la “paura” di una crisi economica che travolga sin da subito l’intero movimento?
Questa, è indubbiamente una preoccupazione fondata e legittima. Fino a qualche tempo fa era una situazione ricorrente più che altro al Centro-Sud, adesso, invece, è un problema che riguarda l’intera nazione. Non si può dire che gli atleti dilettanti siano tutelati come e quanto i giocatori professionisti, però, è anche vero che negli ultimi anni siano stati fatti enormi passi in avanti. La possibilità di sottoscrivere un “contrattino”, è una garanzia non di poco conto, perché consente a chi non ha percepito i propri emolumenti, di fare vertenza e recuperare ciò che gli spetta. Anche l’AIC è molto vicina a noi calciatori: conosco un po’ tutti i Rappresentanti e sono sempre molto cortesi, a disposizione quotidianamente, rapidi ed efficaci nelle risposte e in ogni tipo di riscontro. Sul loro appoggio si può senz’altro contare ed è una circostanza che ci invidiano molti Paesi e anche altre discipline sportive. Sicuramente tra i Dilettanti non si può godere di tutele contributive e di altre situazioni vantaggiose, però credo sia molto difficile che, in questo senso, ci si possa uniformare ai Pro. E’ molto difficile, per la Lega, verificare il reale potenziale di una determinata società, prima che parta la stagione. Dalla C in giù, si va avanti grazie agli sponsor, e a volte si riesce a racimolarli strada facendo o a metà stagione, perciò, è pressoché impossibile per un Club sapere in partenza quale sia il budget da gestire. E’ auspicabile, però, che si vadano a sanzionare pesantemente quelle società che, ogni anno, si mettono nelle condizioni di non pagare gli stipendi e subire penalizzazioni che non incidono poi così tanto sulla rispettiva classifica. Ecco, in quel caso, la responsabilità della Lega sarebbe chiara e bisognerà fare qualcosa per cercare di ripulire il sistema da quei soggetti che si improvvisano dirigenti di Calcio, pur non avendo le competenze, il potenziale e i requisiti morali per farlo.
Sono numerosi gli addetti ai lavori convinti che, a partire dalla prossima Stagione, moltissime squadre dilettantistiche siano destinate a scomparire del tutto. Se Governo e LND non dovessero intervenire pesantemente sul sistema Calcio dilettantistico, quali pensi siano i reali rischi a cui vadano incontro Società e Calciatori?
Purtroppo, credo che sarà inevitabile veder scomparire tante società di C e D, prossimamente. Oggi sembra che il problema principale sia legato a promozioni e retrocessioni in caso di mancata ripresa, ma penso che piuttosto ci si dovrebbe chiedere semmai si riuscisse ad avere un numero sufficiente di squadre per comporre i campionati nel prossimo anno.
Non so se la Lega abbia un fondo da cui far attingere le società più in difficoltà, ma in ogni caso, dovrà intervenire concretamente, supportando prima di tutto quelle realtà che lavorano e investono nel Settore Giovanile. Ad Alfonsine abbiamo circa trecento ragazzi nel vivaio e aver bloccato ogni attività, poco oltre la metà stagione, è significato perdere introiti vitali. Gli stessi che sono venuti meno, sin da ora, per la maggior parte dei club dilettantistici, ai quali la LND dovrà necessariamente venire incontro, con delle soluzioni accessibili e concrete. In Serie D si vive di sponsor e le aziende abituate ad investire nel calcio, piccole o grandi che siano, dovranno per forza ridurre o addirittura azzerare gli investimenti destinati proprio alle società di riferimento. In questa fase così delicata, anche il sostegno del Governo è di fondamentale importanza. Mi rendo conto che bisognerà prima far ripartire l’economia del Paese e poi pensare a tutto il resto, però, sarà necessario avere un occhio di riguardo per una categoria in cui, la maggior parte degli addetti ai lavori, spera di guadagnare un piccolo stipendio, utile per mandare avanti una famiglia. In realtà, qualcosa si sta già muovendo. Il Ministero dello Sport, attraverso il Decreto “Cura Italia”, ha dato anche agli sportivi dilettanti, la possibilità di accedere ad un indennizzo di 600,00 Euro. Non parliamo di cifre esorbitanti, ma è già qualcosa. In ogni caso, non si potrà prescindere da un contributo importante destinato ai club. Ogni società che dovesse fallire, farebbe ritrovare decine di persone senza squadra, senza stipendio e con pochissime prospettive future. E questa, è una circostanza di cui, lo Stato, non può non tener conto.
Si parla comunemente di “Stagione falsata” in caso di Campionato deciso a tavolino e di “annata sportiva ancor più falsata”, qualora si scendesse a breve e forzatamente in campo, costringendo migliaia di Calciatori e addetti ai lavori ad un rischio immane per la propria salute. Tutto questo, in un momento in cui la condizione fisica di ogni atleta, è tornata a livelli da precampionato o quasi, visto che da circa due mesi siano tutti completamente fermi. Quali sono le tue considerazioni a tal proposito?
Per quanto mi riguarda, sarà una “Stagione falsata”, sia che si torni in campo, sia nel caso in cui fosse la Lega a determinare i vari scenari conclusivi. Fare 10-15 giorni di allenamento, per poi giocare 9-10 partite ufficiali in 30-40 giorni, è qualcosa di improponibile. Ciò porterebbe inevitabilmente a dei verdetti ben diversi da quelli che potevano concretizzarsi se non ci fossimo mai fermati. Provando a completare regolarmente la Stagione, verrebbero fuori dei risultati bugiardi e non sarebbe garantita la dovuta competitività. Se il destino sportivo di ognuno di noi, fosse invece determinato a tavolino, si potrebbe ugualmente parlare di finale “falsato”, perché si priverebbero 166 squadre della possibilità di lottare fino in fondo per i rispettivi obiettivi. Una soluzione di questo tipo, porterebbe ad un numero esagerato di “scontenti” e credo che si debba già iniziare a studiare uno scenario che penalizzi il minor numero di squadre possibile.
Proprio nel caso in cui non si potesse fare a meno di chiudere anticipatamente la corrente Stagione, avranno indubbiamente un compito difficilissimo coloro i quali saranno chiamati a decidere le sorti e l’epilogo dei vari Campionati. In tal caso, quale formula pensi sarebbe più corretto adottare? E per quanto concerne promozioni dalla D alla C e retrocessioni dalla D in Eccellenza, quale sarebbe, a tuo avviso, lo scenario più giusto e meno “indolore” per cui si dovrebbe optare? Riccardo Innocenti, cosa suggerisce di fare per chiudere la Stagione nella maniera più corretta, “giusta” e meno polemica possibile?
Sicuramente non vorrei essere nei panni dei vertici della Lega. Come ho appena detto, penso che l’obiettivo debba essere quello di scontentare il minor numero possibile di squadre. Bisognerà optare per la soluzione in assoluto meno penalizzante, salvaguardando le compagini che han fatto la D già quest’anno. A mio avviso, chi si trova attualmente in testa a tutti i campionati, è giusto che salga in una categoria superiore e, al tempo stesso, penso sia opportuno annullare le retrocessioni. In questo modo, si avrebbero dei Gironi in sovrannumero, ma questo sarebbe un “rischio” solo sulla carta, visto che tante società sono destinate al fallimento e probabilmente, quasi tutte le squadre inizialmente penalizzate da questa decisione, potranno accedere ad un ripescaggio, mantenendo in ogni caso la categoria o salendo in una Serie superiore. Non sarà semplice decidere, questo è indubbio. Tra l’altro, nel Girone D, siamo in una situazione in cui, nell’ultimo Turno, si sono giocate solo tre partite e da regolamento dovrebbe far fede la classifica maturata dopo l’ultima Giornata in cui si siano disputate tutt’e dieci le gare e con lo stesso numero di partite giocate da tutti: in tal caso, l’Alfonsine, non si troverebbe in uno degli ultimi due posti. Perciò, ci sono tante situazioni da valutare preventivamente, e sarà un compito delicatissimo per chi avrà quest’onere da gestire. Se le eventuali retrocessioni a tavolino non coinvolgessero l’Alfonsine, troverei comunque ingiusto che retrocedessero in questo modo altre due squadre. Sarebbe una beffa atroce per tutti, specie mancando sulla carta ancora troppe gare.
Parliamo per un attimo delle dinamiche strettamente legate al campo e di quella che è stata la tua Stagione. Che tipo di annata è stata quest’ultima, a livello personale? Volendo produrre un bilancio, fino ovviamente al momento dello stop, come valuteresti il tuo rendimento complessivo?
Dopo aver vinto lo scorso campionato di Eccellenza, in estate sono andato a Coverciano, per affrontare il corso utile per conseguire il patentino che mi consentisse di allenare a livello di Settore Giovanile. A fine corso, la società mi ha chiesto di giocare un altro anno, accompagnando in Serie D una squadra giovanissima e ho scelto di continuare, mosso dall’entusiasmo e dalla passione di sempre, nonostante avessi dovuto saltare la preparazione estiva. Personalmente credo sia andata abbastanza bene. A parte i primi periodi, per il resto ho giocato sempre e con grande continuità. Ho segnato tre gol decisivi e il fisico ha retto molto bene, compatibilmente con i miei 45 anni. L’obiettivo che mi ero prefissato, era quello di portare al gruppo la mia esperienza, facendo da chioccia, da fratello maggiore e spero di essere riuscito in questo intento. Per quanto concerne il futuro, non riesco ancora a proiettarmici dentro. Se guardo al domani, penso a quando vedrò il telegiornale, per capire a cosa andremo tutti incontro prossimamente. Quindi fare programmi, in questo momento, credo sia inopportuno. Sicuramente, come ho appena detto, c’è da parte mia la voglia di iniziare un percorso da allenatore in un Settore Giovanile e poi vedremo che succederà. Sono diversi anni che ipotizzo di smettere ma poi, la testa e lo spirito, mi dicono di continuare. Perciò, non posso far altro che aspettare e valutare più avanti ciò che sarà più giusto fare.
Nel complesso, in attesa che ne si conosca l’epilogo, che Stagione è stata sin qui quella dell’Alfonsine? Con ventisette punti teoricamente ancora a disposizione, ci sarebbero tutte le possibilità di centrare persino una salvezza diretta, qualora si potesse per assurdo tornare in campo. L’eventualità che non possiate più continuare a lottare sino in fondo per il vostro obiettivo, quanto rammarico comporterebbe dentro di voi?
Considerata l’età media molto bassa, e la poca esperienza in un campionato del genere, penso che il bilancio non sia affatto negativo. Ce la siamo giocata quasi con tutti, e i ragazzi più giovani hanno messo in mostra le proprie qualità con grinta e determinazione. Abbiam lottato sempre, ci siamo tolti qualche soddisfazione e, nonostante nell’ultimo periodo, abbiamo faticato un po’ a fare risultato pieno, c’erano tutti i presupposti per poter mantenere la categoria. Vedremo cosa ne sarà del nostro destino: una mancata ripresa non comporterebbe del rammarico, piuttosto, proveremmo grande tristezza. E sarebbe così, sia in caso di ripartenza, non potendo più competere con la freschezza atletica e la spensieratezza di prima, sia nell’eventualità in cui non si ripartisse più e si andasse incontro ad un verdetto non maturato sul campo. Sarà un finale triste in ogni caso, perché mancherà comunque quel “sapore” unico, che ti può dare solo il risultato sportivo derivante da una sana competizione sul rettangolo di gioco.
Riccardo, c’è un messaggio, un augurio, un auspicio, che intendi rivolgere ai tuoi compagni, ai tecnici e all’intero ambiente biancazzurro?
La nostra, è una squadra composta da ragazzi, da uno staff tecnico e da una società molto giovani, con un avvenire lungo e radioso davanti. Bisogna essere ottimisti, guardare al futuro, sperando di uscire al più presto da questa triste situazione. Sono passati circa cinquanta giorni, e sembra che invece siano passati molti mesi da quando ci siam fermati. Cerchiamo di immaginare di aver subìto un piccolo infortunio o un semplice imprevisto, da cui usciremo più forti di prima. E’ un pensiero che deve riguardare soprattutto i più giovani. La mancanza del Calcio deve dare la consapevolezza di quanto sia brutto stare senza. Sarebbe triste, se un ventenne non avesse dentro quella rabbia positiva a cui sto alludendo, e spero, con tutto me stesso, che questa sosta forzata, accresca in tutti loro la voglia di riprendere quanto prima, di migliorarsi e di non accontentarsi mai. Auguro ai miei compagni più giovani che, da questo periodo di grande difficoltà, maturino il desiderio di diventare più forti e la volontà di ambire a traguardi sempre più alti.
Si ringraziano Riccardo Innocenti e l’Alfonsine F.C. 1921, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.