L’Italia sta attraversando un momento storico abbastanza ragguardevole, dove le Istituzioni governative e di conseguenza quelle calcistiche non riescono a trovare soluzioni concrete quando difronte c’è un nemico da combattere, sconosciuto di cui si conosce solo il nome: COVID-19. Sembra quasi una missione da compiere a Fortnite, sparare fuoco contro qualsiasi cosa si muova, nell’intento di essere gli ultimi a rimanere vivi nell’ampia mappa di gioco proposta. Purtroppo questo non è un game ma è la nostra crudele realtà dove in gioco ci sono le vite umane. Forse questo non è una motivazione valida per chi pone al primo posto gli interessi e il business di cui è connotato il calcio dei potenti.
In linea con quanto detto e avvezzo dai troppi forse e dai continui perché, il presidente del Nola 1925, Alfonso De Lucia, ospite della trasmissione Sport Event, ha espresso a 360° il suo pensiero in merito al Fondo di Solidarietà e alla ripresa o meno dei campionati.
“Pensare al Fondo di Solidarietà come soluzione, penso che sia una soluzione difficile, perché i vertici della massima serie hanno difficoltà a mettersi d’accordo tra loro figuriamoci se pensano alla Serie D. Ribadisco come ho detto più volte che il polmone del calcio sono proprio le serie minori e credo che sia fondamentale trovare una soluzione adeguata e salvare una situazione che sta precipitando livello economico – continua – la LND deve lavorare su questo, ci sono tante soluzioni da poter mettere in atto, come la restituzione della fideiussioni versate ad inizio anno. Sento e si vocifera di una probabile ripresa dei campionati e questi soldi possono fare cassa e dare una boccata d’ossigeno anche in virtù delle spese che si devono sostenere se si ripartisse. Si parla di un ammontare di circa 30.000 euro che potrebbero essere utili per le trasferte o per il monte ingaggi”.
Nell’attesa di una risposta concreta da parte della Lega dice: “Io dalla LND non vedo proposte, non sento nulla, ho sentito del contributo di 600 euro per i tesserati ma sono titubante anche su questo. Sento i miei calciatori che sino ad oggi non hanno ricevuto nulla. Noi Nola Società, prima di Pasqua, abbiamo dovuto far fronte a questa emergenza erogando lo stipendio ai nostri tesserati. Va fatto un piano economico urgente e non è pensabile aspettare l’1% dei professionisti, è un’attesa vana. La Lega ha i fondi necessari, le società ogni anno pagano le iscrizioni, siamo in totale 166 squadre, facendo una somma, le disposizioni potrebbero soddisfare alcuni bisogni”.
Si parla di un ritorno in campo, chi è il responsabile dei controlli? Le società possono accollarsi queste spese?: “Questo è un argomento molto delicato, ci sono morti tutti i giorni, io il calcio lo amo, fa parte della mia vita ma non si può pensare di ricominciare a giocare. In serie A cova un business per certi versi vincolante. Mi chiedo, ma se usciranno altri contagi nel calcio dei vip, per una ripresa forzata dagli affari, cosa facciamo dopo? Stiamo altri 3 mesi chiusi in casa? Ribadisco che se il bollettino della Protezione Civile mi dice che c’è anche un solo contagio, io sono contrario alla ripartenza. Il Nola oggi sarebbe salvo a +9 dalla zona salvezza quindi potrei astenermi, ma non dobbiamo ragionare e vedere le situazioni in base ai propri interessi. Le squadre che stanno retrocedendo non vogliono giocare perché giustamente si salvano, altre società chiedono i soldi, ma questo atteggiamento non è rispettoso per chi sta perdendo la vita. L’Italia sta soffrendo, sono due mesi che stiamo chiusi in casa questi sacrifici non possiamo buttarli al vento, io guardo oltre, il calcio è il mio quotidiano ma se ne può fare a meno, specialmente in questo momento”.
In merito alla Serie A afferma: “Io penso e analizzo i dati dei decessi, non se devo tornare in campo. Devo farmi il problema se Lotito vuole far allenare i suoi calciatori questa settimana e se la Serie A deve riprendere? Ma di cosa parliamo. Allora devo pensare che la ricerca scientifica e gli scienziati ci stanno prendendo in giro, se stiamo chiusi in casa un motivo c’è e qualcuno ancora non deve o non vuole capirlo. Per me non è possibile ripartire fino a che ci sono i contagi e i morti”.