Nel caos generale dovuto all’emergenza Coronavirus, nel dubbio su come, quando e soprattutto se la stagione potrà mai riprendere, per i padroni del pallone pare esserci una sola certezza: il calcio italiano è in profonda crisi economica, a renderlo noto non sono stati solo gli economisti ma il crollo delle borse (vedi Juventus). Se Atene piange, Sparta non ride di certo. Anche le categorie intermedie e la base hanno subito forti danni e chiedono misure al Governo per sostenere un movimento che sta rischiando il collasso. E se la Serie A ha i suoi problemi, di certo la Serie D non può pensare oltre che al fallimento. Da diversi giorni tanti club e i loro rappresentanti stanno chiedendo alle istituzioni un intervento concreto. E’ il momento di mettere da parte l’evoluzione della pandemia per trovare alibi in una perdita di tempo, ci vuole un esame di coscienza collettiva per intervenire sulle difficoltà economiche di chi non riesce più a sostenersi.
il calcio minore è a rischio perché molti presidenti che stanno subendo tracolli finanziari potrebbero non essere più in grado di far fronte agli impegni presi dalle rispettive società sportive. La crisi che investe le loro aziende produttive dalle quali traggono la liquidità per finanziare i rispettivi club, potrebbe travolgere i club stessi, laddove i presidenti siano costretti a dover stringere la cinghia per assicurare la sopravvivenza alle proprie famiglie ed alle loro stesse aziende, dipendenti ed operai compresi, non avendo più le risorse per finanziare la società calcistica.
In tal senso, chi conosce un po’ il calcio minore sa che è sempre stato molto fragile proprio per questo, le casse di una serie di persone, calciatori e staff, dipendono da chi all’apice manda avanti l’azienda e se cade il re cadono anche i sudditi. Avalla questa tesi anche il tecnico della Torres Marco Mariotti che in un’intervista su “Calcio della Tuscia” ribadisce alcuni punti fondamentali sulla questione:
Mister Mariotti, è passato oltre un mese e l’Italia oltre all’emergenza sanitaria comincia a dare i conti con una grave crisi economica.
“Ormai è passato più di un mese, la quarantena comincia a diventare dura anche a livello psicologico. Sono ottimista, anche se i morti sono ancora tanti si comincia a vedere la luce. Per il resto vedo sempre quell’ipocrisia che ha contraddistinto noi italiani, siamo bravi nelle emergenze ma purtroppo nelle conseguenze abbiamo solo un difetto: pensiamo solo al nostro orticello. Basta accendere la tv per vedere quello che dicono i politici, ognuno tira l’acqua al suo mulino”.
Notiamo che anche per il calcio dilettantistico succede la stessa cosa.
“Come dico sempre io siamo un popolo di furbi. Chi vuole giocare per vincere il campionato o per non retrocedere, chi invece preferisce chiudere tutto e non ripartire per risparmiare rimborsi. Dall’alto stanno equiparando i giocatori di serie C e D a quelli di serie A e B”.
Per la serie D al momento non c’è tutela. Soluzioni?
“Le soluzioni le devono trovare le istituzioni. Noi ci dobbiamo fare trovare pronti ma ricordo che la serie D sono dei professionisti che si allenano sei giorni su sette e non vengono trattati tali. Gli under non guadagno di media più di 500 euro, gli over da 700 a quelli superiori ai mille euro per i più bravi. Ci sono ragazzi che già stavano indietro coi rimborsi. Non sono tutelati. Non c’è un gioco di squadra ma solo individuale. Si può ripartire anche a metà maggio e portare a termine della stagione. Troppo facile dare giudizi per chi invece ha stipendio fisso o adesso è coperto da altri sostegni”.
Il presidente Sibilia ha chiesto sostegni da parte del Governo alle società dilettantistiche.
“Qualcuno speculerà sui fondi per lo sport e cercherà di trarne vantaggio a titolo personale. Le istituzioni dovranno stare attenti a chi daranno i soldi e controllare come li investiranno”.
Marco Mariotti, nella settimana santa gli auguri sono d’obbligo.
“Colgo l’occasione per fare gli auguri di buona Pasqua a tutto il popolo italiano. Questi saranno giorni di ulteriori sacrifici nell’impossibilità di vedere i propri familiari. Ma bisogna restare a casa per rispetto di chi non c’è più ma soprattutto per tutte quelle persone che stanno mettendo a repentaglio la propria vita per cercare di accudire chi sta male”.