In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, il Capitano del Football Club Messina, Giovanni Giuffrida.
L’esperto centrocampista etneo, leader assoluto dell’ambiziosa compagine peloritana, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Giovanni, l’intera nazione sta vivendo un periodo storico drammatico, probabilmente senza precedenti. Costretti a stare chiusi nelle proprie abitazioni, anche i Calciatori, professionisti e dilettanti, hanno dovuto cambiare radicalmente le proprie abitudini quotidiane. Personalmente, come stai vivendo questo momento così delicato? Qual’è il tuo pensiero rispetto a ciò che attualmente sta avvenendo nel mondo?
Quella che stiamo vivendo, è certamente una situazione irreale. Ci siamo ritrovati da un giorno all’altro ad affrontare un nemico invisibile, molto difficile da contrastare. Come sappiamo tutti, è necessario rimanere in casa, attenendosi scrupolosamente alle regole che ci sono state imposte dal Governo. Questo è quello che sto facendo anch’io, vivendo la mia quotidianità tra le mura domestiche con la mia compagna e allenandomi diverse ore al giorno per tenermi quanto più in forma possibile. Ci tengo a rivolgere un plauso e a mandare un abbraccio virtuale a tutti i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari impegnati in ogni Ospedale d’Italia. A loro va il mio personale ringraziamento per ciò che di straordinario stanno facendo per tutti noi. Anche in funzione dei loro sacrifici, è necessario rispettare ogni disposizione, stando in casa e affrontando questo dramma sanitario con la dovuta maturità e il giusto senso di responsabilità. Personalmente, vivo un po’ di preoccupazione per mia sorella, per mio cognato e per i miei tre nipoti, che risiedono a Padova, quindi in una zona d’Italia soggetta a maggiore rischio. Pensando a loro, la speranza che questo brutto periodo passi in fretta, è per me ancor più grande.
Sono sempre più alte le probabilità che la Stagione calcistica sia giunta al termine anzitempo. Quel che appare evidente, è che non sussistano minimamente le condizioni sanitarie, tecniche, mentali e non solo, per riprendere l’attività agonistica in tempi brevi. Qual’è il tuo punto di vista in questo senso? Credi che non ci sia più la possibilità di scendere in campo? O pensi che sia ancora legittimo sperare che si possa concludere la Stagione, scendendo in campo entro il 30 Giugno o magari anche in estate inoltrata?
Questo è un tema molto delicato e ci tengo particolarmente a chiarire il mio punto di vista, da uomo, da Calciatore e da rappresentante AIC. Partiamo dal presupposto che, se dovessimo tornare in campo, vorrebbe dire che non ci sarebbe più alcun rischio per la salute nostra e di tutti gli addetti ai lavori. Non potrebbe mai succedere che qualcuno ci chieda di scendere in campo qualora ci fosse anche solo il minimo rischio per la salute e l’incolumità di tutti noi. Siamo uomini ancor prima che Calciatori e il primo pensiero non può che riguardare la salute di ognuno. Però, è anche vero che nutriamo la grande speranza di poter completare la Stagione sul campo, com’è giusto che sia. Ma naturalmente, solo e soltanto se dovessero sussistere tutte le condizioni necessarie perché ciò avvenga. Se, e sottolineo se, ci si dovesse rendere conto che ogni rischio per la nostra salute sarebbe realmente azzerato, noi saremmo pronti a scendere in campo anche in piena estate. Se ciò dovesse significare andare oltre il 30 Giugno, si troverà un modo per farlo anche dal punto di vista contrattuale e legislativo. Perché nel momento in cui la situazione dovesse tornare alla normalità, credo sia necessario riprendere il Campionato da dove interrotto e portarlo regolarmente a termine. Personalmente non vedo altre soluzioni e non voglio neppure pensare ad eventuali verdetti a tavolino. In questo momento non si possono fare previsioni. Individuare date, termini e ipotizzare uno scenario piuttosto che un altro, non ha senso. Sono considerazioni che allo stato attuale lasciano il tempo che trovano. A mio avviso, bisogna solo attendere di valutare l’andamento della pandemia e poi, una volta normalizzatasi la situazione, pensare al da farsi con estrema serietà e responsabilità.
Allo stato attuale, oltre alle legittime preoccupazioni dovute alla pandemia in corso e al dispiacere di non poter più eventualmente competere sul campo per i rispettivi obiettivi, la “paura” più grande che accomuna i Calciatori, specie quelli militanti in categorie dilettantistiche, è quella di dover fare i conti con le difficoltà economiche derivanti da questo dramma socio-sanitario. Sono in tantissimi a non percepire lo stipendio da molto tempo, vivendo nell’incertezza più totale legata al presente e al futuro proprio e delle rispettive famiglie. Cosa senti di dire a questo proposito? È davvero così grande e diffusa la “paura” di una crisi economica che travolga sin da subito l’intero movimento?
Personalmente ho la fortuna di giocare per un Club che non ci sta facendo mancare nulla sotto ogni aspetto, soprattutto dal punto di vista umano, stando vicino ad ognuno di noi, specialmente nei momenti di maggiore difficoltà. Credo sia doveroso esaltare i meriti di quelle Società che fanno Calcio in questo modo, rispettando i propri tesserati e onorando ogni impegno fino alla fine. Purtroppo però, ci sono moltissime realtà che sono gestite da personaggi che oserei definire degli “sciacalli”, gente senza scrupoli che ama marciare sulle difficoltà di atleti giovani e meno giovani, padri di famiglia e con impegni personali abbastanza gravosi da sostenere. Questo per dire, che determinate problematiche non sono di certo venute a galla con la diffusione del Coronavirus. Di Società inadempienti, per nulla serie e portate avanti da soggetti che scendono nel Calcio solo per il proprio tornaconto personale, ne esistono purtroppo tante e da troppi anni. Perciò credo assolutamente a tutti quei colleghi che in queste settimane hanno lanciato un grido d’allarme e gli sono profondamente vicino. Ho letto varie interviste rilasciate da alcuni giocatori di Serie D in questi giorni e sapere che alcuni di loro siano ancora in attesa della mensilità di Ottobre 2019, mi ha fatto troppo male. Così come mi fa male quando sento tante persone paragonarci ai Calciatori di Serie A e B dal punto di vista dei guadagni. Questo può dare l’esatta dimensione di come in molti non si rendano conto di quante difficoltà si attraversino in questa Categoria, di come tanta gente non sappia che la maggior parte di noi non arriva a prendere mille Euro al mese e soprattutto non sa se e quando potrà prenderne una parte. Cosa c’entra il Coronavirus con tutto questo? Sì, le conseguenze economiche di questa drammatica pandemia porteranno molto probabilmente ad una riduzione del numero delle Società dilettantistiche, porterà magari diversi atleti ad avere più difficoltà a trovare collocazione l’anno prossimo, ma il problema relativo a quelle realtà che non hanno neppure i requisiti minimi per fare Calcio, esiste da tempo. È su questo che si doveva intervenire, e a maggior ragione lo si dovrà fare in futuro. Questo tipo di Società senza alcun criterio va debellato dal nostro movimento. Come si può non venire incontro alle esigenze e alle necessità quotidiane e vitali di noi Calciatori, specie in un momento così difficile? Come fa il responsabile principale di un Club a voltare le spalle a quei ragazzi che non sanno come fare per pagare l’affitto o che non hanno idea su come arrivare alla fine del mese? Queste situazioni esulano dalla pandemia in atto, ce le portiamo dietro da troppo tempo e se non si interverrà drasticamente in questo senso, saranno un fenomeno che rischierà di creare danni ancor più seri in futuro.
Sono numerosi gli addetti ai lavori convinti che, a partire dalla prossima Stagione, moltissime squadre dilettantistiche siano destinate a scomparire del tutto. I Calciatori dilettanti nel loro complesso, intesi come una vera e propria categoria sociale, si sentono sempre più soli, maltrattati e non tutelati, proprio a causa delle gestioni societarie scriteriate di cui parlavamo poc’anzi. Se Governo e LND non dovessero intervenire pesantemente sul sistema Calcio dilettantistico, quali pensi siano i reali rischi a cui vadano incontro Società e Calciatori?
In qualità di Rappresentante AIC, voglio rivolgere un ringraziamento pubblico ad Antonio Trovato, Responsabile del nostro Girone per quanto riguarda proprio l’AIC. Una persona che svolge il proprio compito al meglio, che sta vicino a tutti i ragazzi di questo Girone, si tiene in contatto costante con noi, informandosi sulle condizioni di salute degli atleti delle varie squadre ed informando noi su quanto accada a livello organizzativo e decisionale con riferimento alla stessa Associazione Italiana Calciatori e alla Lega Nazionale Dilettanti. Il fatto che lui si informi continuamente sulle nostre condizioni di salute e ci tenga tutti in considerazione allo stesso modo, è una cosa importantissima. In una Categoria in generale poco tutelata come la nostra, poter contare su questo tipo di appoggio è di vitale importanza. Io ho militato per diversi anni tra i Professionisti e so bene quante differenze ci siano con la Serie D e i Dilettanti in genere, proprio dal punto di vista della tutela. Al tempo stesso, penso anche che ognuno di noi debba fare la propria parte, cercando di venire incontro alle Società proprio per garantire reciproco equilibrio e reciproca stabilità, ma anche per dare il nostro piccolo contributo al sistema economico italiano. Non concepisco però, quelle Società che approfittano della disponibilità dei vari tesserati, facendo come meglio credono. Questo tipo di vigliaccheria, provocherà sempre il mio sdegno ed è contro questo sistema anomalo che bisognerà intervenire prima di tutto. Ripulendo il nostro movimento da quelle persone e da quelle realtà che non hanno nessun requisito, umano ed economico, per poter fare Calcio in maniera sana ed equilibrata e per potersi assumere determinate responsabilità. Questa è la prima cosa su cui si dovrà intervenire. Spero in ogni caso che non scompaiano determinate realtà calcistiche, a causa della crisi economica a cui inevitabilmente andrà incontro il sistema. Sono dell’avviso che sia necessario l’intervento del Governo a sostegno del nostro movimento, perché nessuno dev’essere abbandonato al proprio destino, ancor meno in una situazione così critica. Credo sia doveroso salvaguardare le Società sane, quelle che anche in un momento di profonda crisi, con il Campionato fermo, non hanno smesso di rispettare i propri impegni. Grazie al Cielo le Società sane e virtuose ci sono e sono proprio quelle le prime a dover essere tutelate e sostenute, avendo affrontato spese di un certo tipo in una fase in cui, con la Stagione bloccata, gli introiti sono pari a zero.
Si parla comunemente di “Stagione falsata” in caso di Campionato deciso a tavolino e di “annata sportiva ancor più falsata”, qualora si scendesse a breve e forzatamente in campo, costringendo migliaia di Calciatori e addetti ai lavori ad un rischio immane. Tutto questo, in un momento in cui la condizione fisica di ogni atleta, è tornata a livelli da precampionato o quasi, visto che da circa un mese e mezzo siano tutti completamente fermi. Hai espresso con chiarezza il tuo punto di vista riguardo alla speranza sempre viva di poter tornare in campo per completare regolarmente la Stagione. Ma riguardo alla condizione fisica di ognuno di voi e all’eventuale necessità di un richiamo della preparazione atletica prima di riprendere a giocare, qual’è il tuo pensiero?
Anche questo sarà valutato con grande attenzione nel momento in cui si dovesse stabilire che ci siano le condizioni per tornare in campo. La Lega dovrà valutare il tempo effettivo che si avrà a disposizione per poter completare la Stagione e non sarà semplice in ogni caso. Anche perché ci sono Gironi dove restano da disputare più delle otto gare che restano invece per chiudere il Girone I e questa circostanza renderebbe il compito dei vertici della LND ancor più complicato. Però è chiaro che un periodo, seppur breve, per ritrovare in gruppo la freschezza atletica persa inevitabilmente in queste settimane, credo sarà imprescindibile.
Nel caso in cui non si potesse fare a meno di chiudere anticipatamente la corrente Stagione, avranno indubbiamente un compito difficilissimo coloro i quali saranno chiamati a decidere le sorti e l’epilogo dei vari Campionati. In tal caso, quale formula pensi sarebbe più corretto adottare? E per quanto concerne promozioni dalla D alla C e retrocessioni dalla D in Eccellenza, quale sarebbe, a tuo avviso, lo scenario più giusto e meno “indolore” per cui si dovrebbe optare? Giovanni Giuffrida, cosa suggerisce di fare per chiudere la Stagione nella maniera più corretta, “giusta” e meno polemica possibile?
In tutta onestà dico che non avrei nulla da suggerire e faccio veramente fatica a produrre qualunque tipo di ipotesi, francamente. Anzi, diciamo che in questo momento non voglio pensare a nessun epilogo che non sia quello che ci vedrà completare il Campionato sul campo. Sono dell’idea che il terreno di gioco sia l’unico giudice insindacabile in grado di emettere ogni verdetto. E poi, azzardare ipotesi e provare a delineare determinati scenari è troppo complicato, specie per la nostra Serie D. In determinati Gironi è veramente tutto ancora aperto, sia in zona promozione, sia per quanto concerne la lotta per non retrocedere e per un piazzamento Play-Off e Play-Out. Ci sono squadre favorite o condannate da un solo punto o addirittura da una differenza reti determinata in un Torneo incompleto in cui, tornando in campo, potrebbe ancora accadere di tutto. Per questo preferisco evitare di azzardare qualunque ipotesi a riguardo e continuare a sperare che anche in estate inoltrata si riesca a disputare regolarmente gli incontri rimasti da calendario, lasciando che sia il campo a determinare il destino sportivo di ogni squadra e di ognuno di noi.
Parliamo per un attimo delle dinamiche legate al terreno di gioco e di quella che è stata la tua Stagione. Che tipo di Campionato è stato, a livello personale, per Capitan Giuffrida? Volendo produrre un bilancio della tua personale annata, fino ovviamente al momento dello stop, come valuteresti il tuo rendimento di quest’anno?
Sono abituato a non parlare a livello personale, ampliando ogni discorso al concetto di squadra. Sicuramente ognuno di noi può dare sempre di più e può fare sempre meglio, però non amo dare giudizi a me stesso, valutare il mio rendimento, piuttosto mi piace guardare a quello complessivo dell’intero organico.
Proprio con riferimento alla squadra da te capitanata, non si può non parlare di Stagione per certi versi eccezionale. Con il “tuo” FC Messina siete partiti tra lo scetticismo generale, oltre che tra le polemiche che ogni anno sorgono in merito al dualismo calcistico che caratterizza la città di Messina. A lungo andare però, vi siete resi protagonisti di un percorso netto, che ha portato a consolidarvi nelle parti alte della classifica. Siete al quarto posto, in piena zona Play-Off e siete anche la squadra che ha subito meno sconfitte nel Girone dopo le prime due della graduatoria. Nel complesso, in attesa che ne si conosca l’epilogo, che Stagione è stata quella del Football Club Messina secondo te?
Quest’anno siamo partiti con un gruppo molto giovane, con tanti ragazzi non abituati alle difficoltà proprie di questo Girone e, mattoncino su mattoncino, gara dopo gara, abbiamo costruito qualcosa di molto importante. Abbiamo iniziato la Stagione in sordina, accompagnati effettivamente anche da un certo scetticismo, ma alla fine, con grande umiltà e abnegazione, abbiamo concretizzato un percorso decisamente esaltante. Siamo sempre stati consapevoli dell’importanza della maglia che indossavamo, abbiamo dato il massimo in ogni gara e alla fine ci siamo ritrovati lassù, nella parte alta della classifica. Tutto ciò che ha riguardato determinate dinamiche extra-campo, non ci ha mai minimamente toccato. Ciò che esulava dalle nostre competenze e accadeva al di fuori del nostro spogliatoio, non ci ha mai condizionato, scalfito e riguardato. Adesso sentiamo solo di aver lasciato un certo discorso a metà, perché ci terremmo davvero tanto a completare una Stagione che vorremmo fosse ancor più esaltante di quanto non sia già stata fino al momento dello stop. Vorremmo consolidare ulteriormente il nostro piazzamento in zona Play-Off e chiudere il cerchio sul campo, portando a termine un percorso iniziato in pieno Luglio con un’identità e dei valori tecnici ed umani ben precisi. Siamo molto ambiziosi, ma al tempo stesso tanto umili. Dentro di noi è ben radicata la cultura del lavoro e viviamo davvero con la sola speranza di poter tornare in campo, anche a lungo termine, per completare regolarmente il 100% della nostra Stagione.
C’è un messaggio, un augurio, un auspicio, che Capitan Giovanni Giuffrida intende rivolgere ai suoi compagni, ai tecnici, al Club, ai tifosi e all’intero ambiente giallorosso?
Certamente sì. Voglio dire alla squadra e ai tifosi di stare in casa, di rispettare le regole, stando vicino alle proprie famiglie. Sono convinto che prima o poi ritorneremo ad abbracciarci tutti quanti insieme. Speriamo naturalmente che ciò accada allo Stadio, perché è un luogo che regala emozioni uniche, ai tifosi, così come a noi addetti ai lavori.
Si ringraziano Giovanni Giuffrida e il Football Club Messina, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.