Intervista a tutto tondo dell’allenatore del Taranto, quella di Luigi Panarelli, a La Gazzetta del Mezzogiorno: “Oggi la priorità è la salute. Tutto il resto è secondario. Ma ognuno di noi ha disegnato la propria esistenza inseguendo un sogno, un ideale, una passione. Io vivo di calcio. Pensare al calcio, per me, è naturale. Inevitabile. Mi conforta l’idea che questa fermata generale ci stia fornendo la possibilità di una presa di coscienza individuale. Ripartire sarà come rinascere. Viverla come un’occasione: non ci resta altro. Stagione? Facile far parlare i numeri. Ho lavorato su un progetto che non era il mio. Ma avevo lasciato delle tracce e da lì sono ripartito, cercando la complicità di tutti. Sono rientrato nel gruppo, portando concetti e valori in cui credo. Mercato? Sull’attacco erano comunque in corso delle valutazioni. Stavamo cercando qualcosa di diverso. Croce, per esempio, chiedeva maggiore minutaggio e io non potevo garantirglielo. Favetta, dopo quell’errore dal dischetto, non era più lui: mi confessò che voleva cambiare aria, non sopportando le pressioni della piazza. L’esclusione di D’Agostino l’ho invece subìta. Ero contrario e l’ho detto. Dimissioni? A Coverciano ci hanno insegnato che le dimissioni non si danno mai. Questione di etica professionale più che di calcolo economico. Se credi in quello che fai, non lasci le cose a metà”.