In un momento di difficoltà estrema causa emergenza Coronavirus la solidarietà nei confronti della parte di popolazione potenzialmente più debole deve essere un “diktat” da adottare quotidianamente. Anche nello sport, soprattutto nel calcio vista la rilevanza mediatica che possiede il più bel gioco al mondo. Che molto spesso diventa veicolo di iniziative colme di principi e valori sani come la storia che il giornale “Secolo XIX” ha raccontato sulle proprie colonne. Data l’interruzione dei campionati di ogni ordine e grado voluta dalla Lega Nazionali Dilettanti i calciatori e i vari dirigenti del Multedo 1930, società sportiva storica del ponente genovese che milita in Prima Categoria, hanno deciso di impiegare il proprio tempo al fine di aiutare il prossimo: consegnare la spesa a casa delle persone più anziane che – sempre a causa del virus – preferiscono non uscire. «L’iniziativa ci è venuta in mente venerdì mattina, durante l’allenamento – spiega il mister, Alexandro Bazzigalupi – abbiamo organizzato il tutto in poco tempo, con il benestare della società e i ragazzi della prima squadra e juniores. Abbiamo messo un annuncio su Facebook: chi voleva poteva contattarci, abbiamo preso le ordinazioni per telefono e poi abbiamo portato la spesa a casa delle persone». E così sabato mattina una trentina di ragazzi di età compresa tra i 16 e i 40 anni si sono visti insieme all’allenatore e ai dirigenti, hanno ricevuto le telefonate, e poi via per i negozi, le strade e le case di Multedo, “fattorini” per un giorno. I prodotti sono stati acquistati nei negozi di fiducia – come riporta il quotidiano ligure – richiesti da coloro che volevano beneficiare della fratellanza e del buon senso di questi calciatori, dilettanti per la carta d’identità ma “professionisti” per l’atto di indubbia generosità portato a compimento. I ragazzi si sono divisi in squadre per minimizzare i tempi e una volta terminati gli incarichi si sono recati dai committenti. Il successo è stato grande: «È stato un modo alternativo per stare insieme lo stesso anche se non abbiamo giocato – racconta l’allenatore Alexandro Bazzigalupi – e poi fare del bene fa bene: molti di noi si sono commossi di fronte alla felicità delle persone che ci aprivano la porta, è un modo per farci sentire vicino alla comunità del nostro quartiere, per far rivivere questa società sportiva anche nel campo del sociale. Ora vorremmo ripetere l’iniziativa finché durerà questa emergenza». Da questi gesti sinceri e da queste emozioni vissute in una piccola cittadina ligure l’Italia intera deve riflettere e una volta terminata l’emergenza ripartire con più vigore di prima.