La confusione regna ormai sovrana nel calcio italiano dopo le diverse e numerose decisioni prese in merito allo stop dell’intero campionato di Serie D. Il motivo è legato al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sul rischio contagio da Covid-19. Il Consiglio Direttivo della L.N.D. ha deciso di sospendere tutte le gare del campionato di Serie D di domenica 8 marzo per consentire alle società di organizzarsi per la prevenzione sanitaria richiesta ai propri tesserati come da decreto ministeriale. Cresce in queste ore l’incertezza sulle prossime disposizioni da adottare e per la nuova calendarizzazione per il recupero delle gare. Resta ancora dubbia la posizione in merito all’apertura degli impianti al pubblico, anche se permane l’ordinamento delle porte chiuse fino al prossimo 3 aprile.
Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vice presidente della FIGC, ha fermato il campionato per evitare di far disputare le partite a porte chiuse, sostenendo in più occasioni che giocare senza pubblico sia una sconfitta e non uno spettacolo, ma va salvaguardata la salute dei cittadini, nell’attesa di ulteriori sviluppi e nuove ordinanze della Presidenza del Consiglio. Se dovesse permanere lo stato attuale, la decisione ultima è quella di riprendere il campionato senza tifosi negli stadi, fino ai primi di aprile.
E’ concorde ed ha avallato il pensiero di Sibilia, il Direttore Generale della Turris, Rosario Primicile: “E’ giusto fermarsi davanti a problematiche riguardanti la salute pubblica, è un qualcosa di importanza assoluta. Devo però dire, in tutta franchezza, che ci aspettavamo il rinvio in blocco di tutte le gare dei singoli gironi, a prescindere dalle zone focolaio, fino all’inizio di aprile” – sottolinea Primicile – “Disputare, in generale, partite a porte chiuse, non ha nessun senso dal nostro punto di vista. Poniamo il caso delle squadre che dovranno prendere l’aereo per recarsi in Sicilia o in Sardegna: entrano per forza in contatto con altre persone, le quali potrebbero essere portatrici inconsapevoli del virus. Non è meglio, anziché correre questo rischio, sospendere tutto e riprendere tra circa un mese, facendo il punto della situazione ogni due settimane? Nel nostro caso specifico, stiamo monitorando la situazione giorno dopo giorno perché nulla è certo. Affrontare il big-match con l’Ostia Mare a porte chiuse sarebbe una sconfitta ed un danno. In Serie D non ci sono ricavi. Per cui azzerare il botteghino in una gara clou, vorrebbe dire privarci di incassi fondamentali per coprire le spese ordinarie di gestione”.
Domenica 15 era già prevista la sosta, si tornerà in campo il 22 marzo e quindi, il big-match del Liguori sarà a porte chiuse, proprio alla luce del decreto del Governo, a meno di ulteriori novità nei prossimi giorni. “Il calcio senza di tifosi non ha motivo di esistere. Se saremo costretti a giocare senza pubblico, non escludo una diretta in chiaro dell’evento con l’Ostia Mare. Ma anche qui sarebbe un controsenso: vietiamo alla gente di andare allo stadio, ma se poi si uniscono in piazza per vedere la gara, non è sempre la stessa identica cosa? È possibile anche che i nostri supporters, qualora il Liguori dovesse essere off-limits, possano unirsi in centinaia fuori lo stadio per dare sostegno e calore. In quel caso mi spiegate che senso avrebbe giocare a porte chiuse per prevenire contagi?”.
Considerazioni alquanto giuste quelle del Direttore Primicile. La situazione resta in continua evoluzione. Nel caso in cui la Turris dovesse giocare a porte chiuse, sarà un enorme danno per la società campana che non potrà contare su un importante incasso al botteghino, senza considerare poi che il rischio contagio permanga, visto che nei campionati dilettantistici non ci sono di certo i controlli e le possibilità organizzative ed economiche per gestire in maniera adeguata quanto riportato nel decreto del Presidente Conte.