Il San Nicolò Notaresco sogna di centrare la promozione in Serie C per cercare di coronare un sogno incredibile, trascinato dai gol del bomber Marco Sansovini. Il Sindaco ha sposato questo progetto e ha già dimostrato di essere il leader della squadra. Viaggio nel suo mondo: partito lontano da Roma, città in cui nacque 39 anni fa e squadra per cui fa il tifo. In Abruzzo trova il suo habitat naturale: Pescara, casa sua. Diventa Primo Cittadino e trascina i biancazzurri alla storica promozione in A. Dopo anni di girovagare “in lungo e in largo per l’Italia” ha deciso di fermarsi a Notaresco, provando a regalargli un salto di categoria che tifosi e società meritano per quando fatto vedere in questa stagione. Il Sindaco è sempre avanti. Il segreto? Ce ne sono diversi, e alcuni li conosciamo bene: dalla determinazione all’intensità nell’allenamento. Insomma, le solite cose che dovrebbero caratterizzare tutti i campioni. Se madre natura gli ha donato le caratteristiche dell’attaccante nato, Sansovini ha scelto di andare oltre il suo talento e mettere un’infinita dedizione in quella che è la sua più grande ragione di vita: il calcio. Ai microfoni di TuttoSerieD.com ha raccontato la sua favola, e con un lieto fine tutto da scrivere:
S.N. NOTARESCO – “Col Notaresco è nato tutto anche perché io mi sono trasferito a Pescara ad abitare. Logisticamente cercavo una soluzione qui vicino e mi sono accordato con loro, anche se so che è una società seria che da tanti anni fa la D e ho accettato senza esitare. Siamo la sorpresa del campionato, siamo partiti per salvarci e ci troviamo in alto da tante giornate. Dove arriveremo non lo so, però proveremo a rimanere primi fino alla fine. Adesso a salvezza acquisita, l’unico obiettivo rimane quello della promozione. Bilancio stagionale sicuramente positivo, sia perché sto giocando con continuità, anche sotto porta, ma soprattutto perché mi trovo bene col gruppo e la società. Questa è la cosa più importante: vado contento al campo ad allenarmi e ho grandi stimoli nonostante l’età. Gli under? Cerco di comportarmi nella maniera giusta, per essere da esempio a loro, a 39 anni il ruolo di un giocatore è anche quello di dare l’esempio non solo in campo ma anche fuori”.
PINETO – “Non dobbiamo andare all’arrembaggio, cercando la vittoria subito e in maniera facile. Ci aspetta una gara difficile, con una squadra costruita per fare i play-off. Cambiando allenatore, ha trovato nuovi stimoli. Vengono da un ottimo pareggio a Campobasso, campo difficilissimo. Poi essendo un derby, è una partita particolare sentita nel territorio. Cercheremo di non farci travolgere dall’emotività e giocare la nostra partita con serenità”.
ROMA – “C’è questa opera di deromanizzazione, sperando che porti i suoi frutti. Con questa nuova proprietà, si spera in una ventata fresca: ancora più professionalità e ambizioni, anche perché la Roma merita palcoscenici più importanti, con una giusta collocazione in Europa ai massimi livelli”.
39 ANNI – “Segreti non ce ne sono: semplicemente condurre una vita regolare, e avere la fortuna di non incorrere in infortuni molto gravi. Mi sento bene, mi alleno con continuità e questo facilita la buona forma fisica. E’ normale che sono un giocatore diverso rispetto a 10 anni fa. Cambiamenti nel calcio? E’ passata una vita, e nel calcio c’è questo avvento dei social che si sono appropriati di questo sport e della vita dei giocatori. Ci vorrebbe il giusto compromesso: a volte si va un po’ troppo in là con questi social facendo sapere tutto a tutti, e a me questo lato del calcio, ma della vita in generale non mi piace”.
PESCARA – “Sindaco? Il motivo del soprannome non lo so, mi hanno raccontato che sui vari forum, qualche utente me l’ha affibbiato e poi è diventato di dominio comune. Un gesto di affetto nei miei confronti. A Pescara ci ho giocato per 5 anni e mezzo, e l’ho vissuto per altri due anni anche quando giocavo a Teramo e a Fermo. Mi sono sempre trovato bene con la gente, è la città perfetta per vivere. In più ci ho passato degli anni stupendi dal punto di vista calcistico. La scomparsa di Morosini in Pescara-Livorno e quella seguente dell’allenatore dei portieri? E’ terribile. Ti segna, ci penso spesso a entrambe le situazioni che sono capitate. Ti rimarrà per sempre. Chiaramente poi la vita deve andare avanti, si mettono un attimo da parte e si mascherano. Nell’immediato, il pensiero ci va sempre”.
IMMOBILE – INSIGNE – VERRATTI – “Ormai li conoscono tutti alla grande: Ciro è un giocatore di grande potenza, ha una fame di gol incredibile ed è un ragazzo serio. Lorenzo è un talento straordinario, sembrava che quando correva non toccasse terra, talmente era veloce. Marco, invece per me è un fuoriclasse, è una spanna più in alto. E’ il mio pupillo, è l’essenza del gioco del calcio”.
ZEMAN – “Il mister è come lo vedete. E’ una persona molto ironica, e quando parla, cerca di strapparti un sorriso. Mi ha lasciato una grandissima cultura del lavoro: i suoi allenamenti, (è uno che pretendo molto a livello fisico), erano intensi e lunghi e non c’era alternativa se uno voleva giocare. Bisognava farlo al meglio e dimostrarlo: una squadra in cui c’era una competizione altissima, il livello dell’allenamento era enorme”.
RIMPIANTI – “Avendo fatto gol in tutte le categorie, mancava solo la Serie A. E’ chiaro che mi sarebbe piaciuto, però devo dire anche che da Pescara sono andato a La Spezia dove sono stato accolto alla grande. Da un lato c’è la negatività di aver abbandonato Pescara, però poi dal lato positivo ho trovato una tifoseria caldissima che mi ha fatto sentire bene”.
GOL PIU’ BELLO – “Ce ne sono due o tre che ricordo con particolare piacere: uno è il gol con il Pescara che feci contro il Catania, che finì 1-0 al 93’. Poi sempre con i biancazzurri il gol del pareggio contro il Frosinone il primo anno di B. E un gol con la Cremonese contro il Sudtirol: scambio da calcio d’angolo e tiro a giro sul secondo”.
ALLENATORE – “Il migliore senza nulla togliere agli altri avendo avuto tanti allenatori bravi è Di Francesco, per conoscenze calcistiche e livello umano”.
DIFENSORE PIU’ TOSTI – “Chi non me l’ha fatta vedere, Acerbi. E ho sofferto tanto Ogbonna. Per fortuna ce l’ho avuto solo da compagno di squadra: direi Hugo Campagnaro è stato un difensore fortissimo.
RICORDI – Ogni squadra mi ha lasciato esperienze positive, qualcuna anche negativa. Ho sempre giocato in Italia, ed è bello da tutte le parti: c’è l’anno di Viareggio, o a Grosseto e La Spezia. Novara stessa: centro sportivo e società eccezionale. L’Entella che è una realtà consolidata, una proprietà con una grandissima organizzazione”.
OBIETTIVI – “Vincere il campionato: non so se ci riusciremo, ma con convinzione ci proveremo fino all’ultimo. Quando smetterò mi piacerebbe rimanere nel calcio, come allenatore o in veste dirigenziale, comunque ho conseguito il patentino di Uefa B ai tempi di Grosseto. Spero di avere una possibilità di dimostrare il mio valore anche attaccando le scarpette al chiodo”.
Ringraziamo l’ufficio stampa del S.N. Notaresco e Marco Sansovini per la disponibilità e cordialità mostrata ai nostri microfoni.